Violenza in ospedale: una paziente di 22 anni denuncia molestie da parte di un operatore socio-sanitario

Venerdì mattina, all’undicesimo piano del reparto di Urologia dell’ospedale Maggiore di Bologna, una ragazza di 22 anni ha denunciato una violenza subita da parte di un operatore socio-sanitario (Oss). La giovane, residente a Bologna e neolaureata in Criminologia, era ricoverata da lunedì per un intervento alla vescica. Dopo l’episodio, ha sporto denuncia al posto di polizia dell’ospedale, attivando il codice rosso.
Secondo il racconto della ragazza, l’episodio è avvenuto attorno alle 10.15, quando ha premuto il pulsante di chiamata per chiedere aiuto a causa di un forte dolore. Dopo circa mezz’ora, è arrivato un operatore socio-sanitario, che lei non aveva mai visto prima. «Mi ha chiesto di cosa avessi bisogno e io ho chiesto un antidolorifico», ha riferito la giovane. L’Oss è uscito per consultare il medico, poi è tornato in camera, ha tirato la tenda per separarla dalla vicina di letto e ha abbassato il letto, rendendola incapace di muoversi.
«Ha praticato un massaggio, prima sull’addome, poi è sceso sempre più giù», ha raccontato la ragazza. «Gli ho detto che la zona dolorante era più in alto, ma lui ha preso la mia mano e l’ha appoggiata sulle sue parti intime. Ho aperto gli occhi e mi sono trovata davanti il suo viso, con le labbra che sfioravano le mie. Ho iniziato a urlare e a piangere disperata, gridando insulti verso di lui. Dicevo: “Datemi il mio telefono, è un molestatore”».
L’Ausl di Bologna ha dichiarato di aver preso immediatamente in carico la situazione, avviando opportune verifiche. L’operatore coinvolto ha concordato con l’azienda alcuni giorni di ferie, mentre l’ospedale si è messo a disposizione dell’autorità giudiziaria per le indagini. «In base a quanto emergerà dalle indagini, adotteremo i provvedimenti del caso», ha aggiunto l’Ausl.
La ragazza, ancora ricoverata, ha espresso il suo sconforto: «Sto malissimo. Ma denuncio tutto questo per evitare che possa capitare ad altre ragazze. Spero che sia fatta giustizia». È assistita dall’avvocato Pier Francesco Uselli, che ha sottolineato la gravità dei fatti: «Sono gravissimi, soprattutto in una struttura ospedaliera dove la salute e il benessere dei pazienti dovrebbero essere prioritari».
Il fratello della ragazza, atleta professionista, ha espresso la sua rabbia: «Ciò che è più sconvolgente è che sia successo in un ospedale, il posto dove ci si dovrebbe sentire più sicuri e protetti». La giovane ha ricevuto supporto dall’associazione “Finché non capita a te”, attiva sul territorio per prevenire e contrastare ogni forma di violenza.
L’avvocato Uselli ha aggiunto: «È essenziale che le vittime sentano di poter fare affidamento sul sistema giuridico e sulle istituzioni, senza avere il timore di essere giudicate o di non essere credute. Attenderemo che la giustizia faccia il suo corso, siamo già a lavoro per offrire ogni supporto necessario alla mia assistita».
Le autorità hanno avviato un’inchiesta, mantenendo il massimo riserbo. Tutti gli elementi saranno valutati con attenzione e delicatezza, per accertare la dinamica dei fatti e garantire giustizia alla giovane paziente. La vicenda riaccende i riflettori sulla necessità di garantire ambienti sicuri e protetti, soprattutto in strutture come gli ospedali, dove i pazienti dovrebbero sentirsi al sicuro.