Una mamma non interessa. Giulia e il suo colloquio di lavoro: “Domande su mio figlio e poi scartata”
Giulia Scannavino, una giovane donna di 28 anni con una laurea in Lingue straniere alla Sapienza di Roma, è stata rifiutata in un colloquio di lavoro da una nota compagnia italiana perché madre di un bambino di 2 anni.
“Non mi è stato chiesto cosa ho imparato dalle precedenti esperienze lavorative e neanche quali fossero le mie future aspirazioni. Non mi hanno fatto domande del tipo ‘come ti vedi tra 5 anni’. Non hanno neanche letto il mio curriculum, se proprio dobbiamo dirla tutta”. Qual è stato il “problema”? Giulia ne è convinta: il suo essere mamma ha purtroppo influito negativamente sulla scelta del candidato” dichiara la ragazza su un suo noto post su LinkedIn.
A questo si aggiunge il fatto che le siano state poste domande sulla sua vita personale.
“Io non ho nessun problema a descrivermi: sicura rispondo senza farmi intimorire – scrive Giulia – Dopo qualche minuto la situazione degenera. La recruiter inizia a chiedermi come farò a lavorare con un bambino di due anni. Se ho pensato che la mia vita con un lavoro sarà ancora più frenetica. Mi chiede con voce provocatoria come farò a trascorrere il giorno di Natale a lavoro anziché a casa con mio figlio. Sempre con lo stesso tono, mi domanda come farò a non partire con lui durante le sue vacanze estive ad agosto e se soffrirò a mandarlo da solo al mare con il papà”.
In sede di colloquio è impensabile tale atteggiamento. Giulia esce dal colloquio distrutta, triste, amareggiata e scoraggiata perché quelle domande hanno, senza alcun limite o filtro, frantumato il suo essere donna. 6Libera esprime indignazione non solo per il già grave contenuto delle domande e insinuazioni in fase di colloquio oggetto della testimonianza nel post ma anche per il contenuto ancora più grave dei commenti degli altri HR.