“Non staremo al nostro posto. Per un lavoro libero da molestie e violenze”. Il rapporto di WeWord

L’organizzazione umanitaria WeWord pubblica il rapporto “Non staremo al nostro posto. Per un lavoro libero da molestie e violenze”. Il rapporto esplora le principali normative in materia, sottolineando come molestie e violenze siano una violazione del diritto umano a un lavoro sicuro e dignitoso. Un diritto che viene troppo spesso infranto, specie nel caso delle categorie più vulnerabili, come le donne o le persone più giovani. Le donne, in particolare, sono più esposte a forme di violenza specifiche, come quelle sessuali e psicologiche e il mobbing, che si intrecciano con disuguaglianze di genere, potere e gerarchie aziendali. La ricerca si focalizza sull’Italia, con dati inediti raccolti da WeWorld e Ipsos, per offrire uno sguardo concreto e attuale sul fenomeno, nei quali si riflettono le tante testimonianze di persone provenienti da diversi contesti sociali, a conferma della natura strutturale del problema. Il rapporto analizza e denuncia le molestie e i comportamenti abusanti che ancora oggi caratterizzano i luoghi di lavoro, intrecciandosi con dinamiche di precarietà, gerarchia e prevaricazione, e contiene anche un sondaggio d’opinione realizzato da Ipsos su un campione di 1.100 lavoratori e lavoratrici tra i 20 e i 64 anni, offre uno sguardo concreto e attuale sul fenomeno.  Gli abusi sul posto di lavoro possono essere di diversa natura: fisici (come schiaffi o aggressioni), psicologici (insulti, emarginazioni), sessuali (avance indesiderate, ricatti) o economici (ostacoli alla crescita professionale). Il 71% delle persone intervistate ha assistito o subito almeno una micro-aggressione sul posto di lavoro. Di queste, il 58% ha dichiarato di esserne stata vittima diretta.
Il 37% delle donne ha subito episodi di mansplaining sul luogo di lavoro.
Più di 1 donna su 4 (27%) ha subito sguardi o avances inappropriate.
I principali responsabili delle micro-aggressioni sono colleghi (38%) e capi uomini (37%), seguiti a notevole distanza da clienti uomini (14%) e da colleghe donne (12%).
Una persona su 5 (21%) ha subito micro-aggressioni da parte della clientela.
Giovani lavoratori e lavoratrici riportano una maggiore esposizione a micro-aggressioni da parte di clienti (34% rispetto al 21%) ed estranei (33% rispetto al 17%).

«Cominciò a farmi un massaggio alle spalle per poi scendere e toccarmi il seno e la pancia fino al pube. Anche se stava violando i confini del mio corpo, mi sentii bloccata nella reazione che avrebbe meritato, perché era un nuovo personaggio di punta dello studio partner e tutti i colleghi erano là, fuori dalla porta. Mentre il molestatore agiva, i colleghi chiesero se avessimo finito, ma non aprirono la porta» una delle testimonianze raccolte.

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