Condannato a due anni per violenza sessuale: caporeparto abusa del suo ruolo durante la pandemia
Il Collegio di Varese ha emesso una condanna a due anni di reclusione, martedì 12 novembre, nei confronti di un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di una lavoratrice di un’azienda situata nei pressi della città. La vicenda risale al 2021, in piena emergenza Covid, e ha visto come parte offesa una giovane donna di meno di trent’anni all’epoca dei fatti.
Durante il lungo processo, caratterizzato da testimonianze emotivamente intense, l’accusa aveva richiesto una pena di sette anni. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’uomo, di 61 anni e con un ruolo di caporeparto e incarichi sindacali, avrebbe abusato della sua posizione per avvicinare la vittima, tentando di baciarla abbassandole la mascherina e passando poi a palpeggiamenti e commenti inappropriati lontano da testimoni.
La sentenza, che rappresenta il minimo della pena previsto dal codice per il reato di violenza sessuale (articolo 609bis), prevede anche pene accessorie, tra cui l’interdizione perpetua da incarichi di tutela, curatela e amministrazione di sostegno. Inoltre, l’uomo è stato condannato a risarcire la vittima con una somma di 5.000 euro.