Psichiatri: ‘Stress, iper-lavoro, discriminazioni e molestie aumentano il rischio di malattie mentali’

Ambienti di lavoro stressanti, ostili e caratterizzati da pregiudizi, discriminazione e molestie possono avere un impatto devastante sulla salute mentale. La disoccupazione, la precarietà economica e lavorativa, così come la perdita recente del lavoro, rappresentano ulteriori fattori di rischio per tentativi di suicidio. Questo è l’allarme lanciato dalla Società Italiana di Psichiatria (Sip) in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che si celebra il 10 ottobre. Quest’anno, l’OMS ha scelto di porre l’accento sul legame tra lavoro, società e salute mentale.

Al centro dell’attenzione, come sottolineato dalla Sip, vi sono due categorie chiave: da un lato i lavoratori, messi a dura prova da ambienti lavorativi nocivi, e dall’altro i medici, che tra turni estenuanti e condizioni lavorative precarie, affrontano quotidianamente una crescente domanda di aiuto. A questo quadro si aggiungono le nuove forme di povertà, le tensioni sociali e la fragilità di giovani e famiglie.

Liliana Dell’Osso, presidente della Sip, sottolinea la necessità di un’azione urgente per ridurre lo stigma legato ai disturbi mentali sul posto di lavoro. Con il 60% della popolazione mondiale impegnata in attività lavorative e il 15% di essa affetta da problemi di salute mentale, è fondamentale promuovere consapevolezza e formazione per creare ambienti più sani e inclusivi. Lo stigma, infatti, non solo ostacola l’accesso al lavoro, ma esclude spesso le persone con gravi disturbi mentali o le relega a impieghi poco retribuiti e insicuri, privi di adeguate tutele.

La prevalenza dei disturbi mentali è ormai in procinto di superare quella delle malattie cardiovascolari. Secondo l’OMS, depressione e altre patologie psichiche diventeranno le più diffuse al mondo già prima del 2030. In Italia, tali disturbi costano al sistema economico circa il 4% del PIL, tra spese dirette e indirette, e contribuiscono a ridurre di 10 anni l’aspettativa di vita. Tuttavia, a fronte di una crescita pandemica dei disturbi mentali, non si registra un miglioramento corrispondente nei servizi di cura: il numero dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) è passato da 183 nel 2015 a 139 nel 2023, e si prevede che entro il prossimo anno mancheranno mille psichiatri all’appello.

L’ex premier Mario Draghi: Chi paga meno le donne va contro la Costituzione

«Chi paga meno le donne va contro la Costituzione». Lo dichiara l’ex premier Mario Draghi, ospite d’onore all’undicesima edizione del Tempo delle Donne a Milano. L’Italia è infatti ultima per occupazione femminile ma la Costituzione italiana tutela la parità di condizione. L’ex premier mette in evidenza come la disparità di trattamento economico tra uomini e donne rappresenti una violazione dei principi costituzionali. Questi temi sono particolarmente rilevanti in un periodo in cui le crisi economiche globali e le sfide interne richiedono risposte tempestive ed efficaci.

Affermare che “chi paga meno le donne va contro la Costituzione” significa riconoscere che la parità di genere non è solo una questione di giustizia sociale, ma un principio fondamentale sancito dalla Costituzione stessa. La discriminazione economica nei confronti delle donne, che si traduce in salari più bassi, minori opportunità di carriera e un accesso limitato a risorse e servizi, contraddice i valori di uguaglianza e dignità.

In questo contesto, la Certificazione per la parità di genere gioca un ruolo cruciale, aiutando le aziende a maturare autoconsapevolezza e a intraprendere un percorso di miglioramento continuo basato su evidenze quantitative e misurabili.

135 bambini partecipano a “Crazy Bully”, progetto contro la povertà educativa nel catanese

A Mazzarrone, in provincia di Catania, prenderà il via un’iniziativa volta a combattere la povertà educativa, grazie ai fondi del Pnrr. Il progetto, denominato “Crazy Bully”, è rivolto a 135 bambini tra i 5 e i 10 anni e alle loro famiglie, e prevede un intervento che durerà 16 mesi, a partire dal 30 settembre. Attraverso una serie di attività ludiche, ricreative e didattiche, il progetto punta a sostenere la crescita dei partecipanti e a promuovere il cambiamento, coinvolgendo la comunità locale.

La Comunità educante di Mazzarrone

L’obiettivo principale di “Crazy Bully” è quello di creare una Comunità educante permanente sul territorio, che supporti le istituzioni scolastiche e le famiglie nella gestione del compito educativo. Il progetto è promosso dalla cooperativa sociale “Somnium”, attiva da oltre 20 anni nel supporto a minori, famiglie e anziani nel comune di Mazzarrone.

Il contesto di Mazzarrone

Mazzarrone, noto per la produzione di uva da tavola IGP, è un comune con una significativa presenza di cittadini stranieri regolari, per i quali sono previsti percorsi di inclusione socio-lavorativa in agricoltura. Il progetto “Crazy Bully” si inserisce in questo contesto, operando all’interno del Distretto socio-sanitario 13 Caltagirone.

Le parole del sindaco

Giovanni Spata, sindaco di Mazzarrone, ha espresso soddisfazione per l’avvio del progetto, sottolineando l’importanza di interventi mirati ai minori e basati sull’educazione. Secondo il sindaco, il progetto rappresenta un passo importante nel sostenere le persone più fragili della comunità.

I percorsi del progetto

Il progetto “Crazy Bully” si basa su tre percorsi principali:
1. “Crazy Bully, non sono bullo… ma piaccio!”: laboratori artistici e ludico-ricreativi, con l’obiettivo di promuovere la non violenza, l’inclusione e le pari opportunità.
2. “Crazy Bully: se non giochi non vinci”: attività sportive, tra cui il Campionato calcistico dell’amicizia, che mira a favorire l’inclusione attraverso lo sport.
3. “Crazy Bully: libera la conoscenza”: laboratori di lingua italiana, recitazione e cinematografia, con attività come cineforum e laboratori di scrittura creativa.

Educazione e inclusione

Il progetto prevede anche laboratori di narrazione per riscrivere favole sull’integrazione culturale, oltre a attività sui social network per sensibilizzare i bambini alla parità, alla lotta al razzismo e al bullismo. Gli eventi comprendono anche spettacoli, concorsi per giovani scrittori e mostre per artisti emergenti.

L’arte come strumento educativo

Un elemento di rilievo sarà l’esposizione di un’opera d’arte intitolata “Educazione”, realizzata dagli studenti della scuola “Oliver Twist” di Como e presentata all’Onu di New York. L’art director palermitana Tiziana Serretta, coinvolta nel progetto, sottolinea l’importanza dell’arte come strumento educativo.

Le finalità del progetto

Carmelo Aristia, presidente della cooperativa “Somnium”, ha ribadito che l’obiettivo del progetto è prevenire la dispersione scolastica, il bullismo e la povertà educativa, promuovendo la partecipazione attiva dei minori e delle loro famiglie. Il progetto mira anche a favorire il dialogo interculturale e l’integrazione.

Collaborazioni e spazi dedicati

Le attività si svolgeranno presso il Centro Polivalente di Mazzarrone, concesso in uso alla cooperativa “Somnium”, capofila del progetto. Collaborano alla realizzazione di “Crazy Bully” diverse realtà locali, tra cui l’APS Viva la Vida, l’associazione Spirituality in the Material, l’APS 6libera.6come6, il Comune di Mazzarrone, l’IC Mazzarrone-Licodia Eubea e l’ASD Mazzarrone Calcio.

Donne in Prima Linea: la Crescente Violenza contro il Personale Sanitario

Negli ultimi anni, il settore sanitario ha affrontato sfide senza precedenti. Tuttavia, un aspetto drammatico e spesso trascurato di questa crisi è l’aumento delle aggressioni contro il personale sanitario, un fenomeno che colpisce in particolare le donne. Nel 2023, si sono registrate circa 16.000 aggressioni nei luoghi di lavoro, di cui l’80% ha riguardato lavoratrici. Questa situazione preoccupante è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui la mancanza di fondi, problemi strutturali e l’elevata pressione a cui sono sottoposti sia i pazienti che gli operatori sanitari.

La scarsità di fondi destinati alla sanità ha portato a una carenza di personale e di strutture, con conseguenti attese interminabili per i pazienti. Questo scenario crea un clima di frustrazione tra i malati e le loro famiglie, che si sentono abbandonati e trascurati. La difficoltà di accesso a cure tempestive può generare tensioni, con pazienti e familiari che riversano la loro rabbia su chi si trova in prima linea: i lavoratori della salute.

Le strutture sanitarie sono spesso sottoposte a un sovraccarico di lavoro, con personale insufficiente per far fronte alla domanda crescente di assistenza. Questa situazione non solo influisce sulla qualità delle cure, ma può anche contribuire a un aumento delle tensioni e delle aggressioni. In un ambiente dove la pressione è costante e le risorse sono limitate, anche il personale più esperto può trovarsi a fronteggiare situazioni di conflitto con pazienti o familiari.

Un altro fattore critico è la comunicazione. La mancanza di chiarezza e trasparenza può generare incomprensioni tra pazienti e operatori sanitari, alimentando ulteriormente la frustrazione. Quando le persone non comprendono le ragioni di un ritardo o di una decisione medica, la loro reazione può manifestarsi in modi aggressivi.

Nonostante l’alto numero di aggressioni, molte di esse non vengono denunciate. Gli operatori sanitari, spesso, non segnalano gli episodi di violenza per paura di ritorsioni o per il timore di apparire deboli. Questa situazione crea un ciclo vizioso in cui le aggressioni continuano a verificarsi, ma rimangono invisibili e non affrontate. La mancata denuncia non solo mette a rischio la sicurezza del personale, ma può anche far sembrare il problema meno grave di quanto non sia in realtà.

È fondamentale sottolineare che l’80% delle aggressioni avviene contro donne, il che riflette una questione di genere nel settore sanitario. Le lavoratrici sono spesso più vulnerabili a episodi di violenza e intimidazione, e questo può avere un impatto devastante sul loro benessere psicologico e sulla loro carriera. Le aggressioni non solo danneggiano il morale del personale, ma possono anche portare a un elevato tasso di turnover, aggravando ulteriormente la carenza di personale.

La UNI/PdR 125, infatti, ha lo scopo di avviare un percorso di cambiamento diffuso per superare la visione stereotipata dei ruoli e attivare i talenti femminili. Affinché le azioni volte al raggiungimento della parità di genere siano efficaci, è stata definita una serie di indicatori (kpi) che garantiscono una misurazione del livello di “maturità” delle singole organizzazioni.

I kpi sono di natura quantitativa e qualitativa: i primi sono misurati in termini di variazione percentuale rispetto a un valore interno aziendale o al valore medio di riferimento nazionale o del tipo di attività economica; i secondi in termini di presenza o assenza. A ogni indicatore è associato un punteggio il cui raggiungimento viene ponderato per il peso dell’area di valutazione: è previsto il raggiungimento del punteggio minimo di sintesi complessivo del 60% per determinare l’accesso alla certificazione. Chi viene certificato, ottiene il marchio UNI, che testimonia l’adesione a un modello unificato.

Global Gender Gap 2024: Italia in retrocessione ma si moltiplicano le iniziative per la parità di genere

Il World Economic Forum definisce tramite il Global Gender Gap Report 2024 che ci vorranno 134 anni per raggiungere una piena parità di genere a livello mondiale. Nel documento si evince però che l’Italia, sui 146 Stati presi in esame, si colloca all’87° posto, segnando ben -8% punti sul 2023. Tuttavia in Italia la gender equality è sempre più al centro del dibattito pubblico e istituzionale. Si moltiplicano le istanze e le iniziative volte a promuovere una società più inclusiva e paritaria, sia sotto il profilo culturale che economico. Il Pnrr ha previsto misure specifiche per il sostegno all’occupazione femminile che spaziano dalle opportunità di accesso al lavoro alle possibilità di formazione e di carriera. La parità di genere, infatti, si rivela una grande sfida culturale, ma anche un prezioso motore di crescita per le imprese e per il Paese. Il mondo della normazione tecnica italiana si sta attrezzando per fornire tutti gli strumenti necessari, a cominciare dalla prassi di riferimento UNI/PdR 125, che dal 2022 ad oggi è stata adottata, su base volontaria, da oltre 15mila realtà.  

La UNI/PdR 125, infatti, ha lo scopo di avviare un percorso di cambiamento diffuso per superare la visione stereotipata dei ruoli e attivare i talenti femminili. Affinché le azioni volte al raggiungimento della parità di genere siano efficaci, è stata definita una serie di indicatori (kpi) che garantiscono una misurazione del livello di “maturità” delle singole organizzazioni.

I kpi sono di natura quantitativa e qualitativa: i primi sono misurati in termini di variazione percentuale rispetto a un valore interno aziendale o al valore medio di riferimento nazionale o del tipo di attività economica; i secondi in termini di presenza o assenza. A ogni indicatore è associato un punteggio il cui raggiungimento viene ponderato per il peso dell’area di valutazione: è previsto il raggiungimento del punteggio minimo di sintesi complessivo del 60% per determinare l’accesso alla certificazione. Chi viene certificato, ottiene il marchio UNI, che testimonia l’adesione a un modello unificato.

Reddito di libertà, dalla Regione 236 mila euro per le donne vittime di violenza

Il budget a disposizione dell’avviso, a sportello, è di 236 mila euro, fino a esaurimento fondi per sostenere le donne vittime di violenza e che si trovano in condizione di povertà ad affrontare un percorso di indipendenza economica, di autonomia e di emancipazione, grazie all’assegnazione, per un determinato periodo, di una fonte di reddito stabile. È l’obiettivo dell’avviso rivolto ai Comuni che l’assessorato regionale della Famiglia e delle politiche sociali ha pubblicato per finanziare il cosiddetto “reddito di libertà”.

I finanziamenti andranno ai Comuni che, in sinergia con i centri antiviolenza o con le strutture di accoglienza a indirizzo segreto iscritte all’albo regionale, vogliono avviare un progetto personalizzato in favore delle donne vittime di abusi e maltrattamenti, anche con figli minori o disabili. Potrà essere richiesto un contributo annuo non superiore a 10 mila euro per ciascuna donna.

L’istanza dovrà essere trasmessa in formato pdf, esclusivamente tramite invio con posta certificata all’indirizzo dipartimento.famiglia@certmail.regione.sicilia.it a partire dal prossimo primo ottobre e non oltre il 31 dello stesso mese. L’avviso è stato pubblicato sul portale della Regione Siciliana. Per ulteriori informazioni, consulta il seguente link.

Aperta selezione per costituzione short list del progetto di contrasto alla povertà educativa

AVVISO PUBBLICO

PER LA COSTITUZIONE DI UNA SHORT LIST DI ESPERTI PER IL CONFERIMENTO DI INCARICHI DI DOCENTI E TUTOR NELLAMBITO DEL PROGETTO CRAZY BULLY” CODICE PROGETTO: CLP “2023-PE3-00265”

CUP J24C23000510004

(Avviso pubblico per la presentazione di proposte d’intervento per la selezione di progetti socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno, da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 5 – Inclusione e coesione – Componente 3 – Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 3 – Interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU, annualità 2023)

CODICE PROGETTO: 2023-PE3-00265
CUP J24C23000510004

L’Associazione 6come6.6libera è partner del progetto “CRAZY BULLY 2023-PE3-00265 di cui è capofila la Cooperativa Sociale Somnium ed intende costituire una short list di docenti ed esperti cui attingere per la realizzazione dei laboratori previsti nell’ambito del suddetto progetto; trattasi di attività formativo-educative da rivolgere a minori sul territorio di Mazzarrone.  l’Associazione 6come6.6libera, nell’ambito del progetto “Crazy Bully”, è responsabile del laboratorio di narrazione, scrittura ed arte previsto all’interno dell’azione denominata “Crazy bully – libera la conoscenza” nonché del laboratorio volto all’insegnamento e studio della carta Universale dei diritti umani all’interno dell’azione di progetto denominata “Non sono bullo ma piaccio”. L’obiettivo dei detti laboratori è quello di rafforzare le competenze umanistiche e digitali dei minori coinvolti nel progetto.

Per le finalità descritte, l’Associazione, ricerca i seguenti profili professionali per la realizzazione dei laboratori:

  • Docente / esperto in educazione alla lettura e narrazione.
  • Docente/esperti in scrittura e storytelling per blog
  • Tutor per i laboratori di educazione alla lettura e narrazione
  • Docente / esperto in materie umanistiche e di educazione civica
  • Coordinatore di progetto
  •  Segreteria tecnica amministrativa
  • Consulente legale 
  • Esperto in comunicazione e grafica
  • Consulente contabile/rendicontatore
  • Esperta inclusione sociale e politiche di contrasto ad ogni forma di violenza
  • Esperto di valutazione e monitoraggio progetti eu;
  •  Educatore ed assistente sociale
  • Addetto ufficio stampa/ giornalista/pubblicista
  • Social media manager junior

L’iscrizione alla short list è consentita ai candidati specializzati nell’intervento previsto e in possesso dei seguenti requisiti:

Requisiti di carattere generale: Cittadinanza italiana o di altro Stato membro dell’Unione Europea; Godimento dei diritti civili e politici; Non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso; 

Requisiti specifici: Diploma di maturità e/o laurea specifica nei settori laboratoriali specifici scelti per l’iscrizione e/o esperienza in tali settori.

I soggetti interessati dovranno presentare domanda di partecipazione alla Shortlist, secondo le modalità di cui all’art. 4 dell’Avviso.

La candidatura potrà essere presentata a mezzo mail o PEC agli indirizzi EMAIL: info@6libera.org PEC: info@6libera.org indicando il profilo o i profili prescelti. La candidatura dovrà contenere:

  • Curriculum Vitae corredato di apposita dichiarazione che attesti la veridicità delle informazioni contenute ai sensi degli artt. 46 e 47 del D.P.R. n. 445/2000 e dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi del GDPR (UE) 2016/679, debitamente sottoscritto, in cui siano specificate le esperienze maturate.

L’Associazione 6come6.6libera si riserva la facoltà di effettuare, in qualunque momento, colloqui di persona con il/la candidato/a nonché controlli a campione sulla veridicità delle dichiarazioni rese ai sensi dellart. 71 del D.P.R. n. 445/2000, nonché di richiedere – in qualsivoglia momento – ulteriore documentazione comprovante i requisiti dichiarati.

La Shortlist resterà a disposizione dellEnte che darà evidenza delle risultanze delle varie candidature che perverranno.

I professionisti saranno selezionati sulla base di procedure comparative dei cv presenti anche in banca dati 6libera.

Magistrati psicolabili, donne in toga instabili: misoginia in un manuale accademico

“I magistrati appartengono in maggioranza al genere femminile, che giudica non di rado in modo eccellente, ma è in equilibrio molto instabile nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli“. “Essi non di rado appartengono alla categoria degli “psicolabili“, che manifestano nelle sentenze quello squilibrio, male oscuro, tipico della funzione. Male che giustifica il disegno di legge, presentato a suo tempo dal sen. Francesco Cossiga, volto a introdurre la visita psichiatrica per i candidati al concorso in magistratura”. Questi e altri insulti alla categoria delle toghe sono abbastanza recenti e sono presenti nell’ultima edizione di un volume accademico: il Manuale di diritto privato di Francesco Gazzoni, classe 1942, avvocato, membro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e per una vita professore ordinario di diritto privato e diritto civile alla Sapienza di Roma.

L’Osservatorio 6Libera non approva in alcun modo atteggiamenti di questa tipologia. Oltre ad essere un comportamento misogino mira a creare delle disuguaglianze sui luoghi di lavoro.

Intervista alla Presidente Dhebora Mirabelli: l’Osservatorio Digitale 6Libera in contrasto alle diseguaglianze di genere

La Presidente dell’Osservatorio Digitale Europeo 6Libera e di Confapi Sicilia, Dhebora Mirabelli, intervistata dalla giornalista Gilda Sciortino di Vita, parla dell’aiuto concreto che l’Osservatorio di 6Libera è in grado di porre nel contrasto di quelle condizioni di diseguaglianza di genere.

Riportiamo di seguito l’intervista, clicca qui.

È per creare luoghi di lavoro liberi dalle violenze e dalle molestie che è nata l’associazione “6come sei.6libera”. Iniziativa che ha dato vita a un osservatorio che raccoglie le segnalazioni delle donne, ma anche delle stesse aziende che vogliono creare le migliori condizioni per i loro dipendenti. «C’è ancora molta confusione su questo tema, soprattutto per le aziende», dice la presidente dell’associazione Dhebora Mirabelli. «Ma negli ultimi anni la consapevolezza delle lavoratrici sulle tutele previste è cresciuta grazie alle campagne di informazione e sensibilizzazione»

L’osservatorio digitale “6libera” è sicuramente un invito all’autodeterminazione. È nato in Sicilia esattamente il 21 giugno del 2021 da un’idea dell’associazione “6come6.6libera”. A fondarla sono state le azioni che fanno capo a Confapi Sicilia, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata. Nasce con l’obiettivo di rendere i luoghi di lavoro, ma anche le organizzazioni, le scuole, le università, liberi dalle violenze e dalle molestie, comprese quelle di genere.

Non è un caso che il “Premio 2024 Danila Bragantini”, dedicato quest’anno alla parità di genere, sia stato consegnato anche a Dhebora Mirabelli, presidente sia di “6come6.6libera” sia di Confapi Sicilia, proprio per il lavoro che in questi anni sta portando avanti l’osservatorio.

“Nel caso di licenziamento per mobbing, le nostre aziende sono pronte ad accogliere le donne dando loro una nuova opportunità” – Dhebora Mirabelli, presidente dell’associazione “6come6.6libera” e di Confapi Sicilia

I dati dell’osservatorio di “6libera”, riferiti al periodo che va da luglio a ottobre 2023, prendono in considerazione un campione di 1500 lavoratori. Di questi, il 6,4 % è costituito da donne che dichiarano di avere subito molestie sul posto di lavoro; il 18,1% dichiara di essere stato testimone di volenze su colleghe, il 18,4 % delle vittime afferma di avere subito violenza sessuale in presenza di collegi.

Interessante anche scoprire dai dati di uno studio dell’ILO, organizzazione internazionale del lavoro, che le perdite economiche legate alle molestie e alle violenze sul posto di lavoro rappresentano tra l’1 e il 3,5 % del Prodotto interno lordo nazionale.

Stando ai dati in possesso dell’osservatorio il 12,5% dichiara di essere a conoscenza delle molestie avvenute nella propria azienda, l’8,3% è incerto rispetto al fatto che questi episodi si configurino come vere e proprie condotte illecite, l’80% dichiara che gli episodi rilevati si riferiscano all’ultimo anno.

Solo il 25%, però, ha ritenuto di dovere intervenire suggerendo alla vittima di rivolgersi alle autorità, il 16,7% ha riferito al molestatore di avere sbagliato verbalmente, mentre il 12,5% che non era necessario fare nulla.

Da non sottovalutare i dati riguardanti specificamente il mobbing: il 25,3% dei lavoratori ne ha subito una qualunque forma, il 16,8% afferma che l’artefice è stato un suo superiore, infine il 19% è costituito da lavoratori che hanno confidato ai colleghi quanto stavano subendo. Inevitabili le conseguenze, anche questo rilevate dagli esperti dell’osservatorio al fine di mettere in campo interventi specifici per ogni singolo caso. Il 10,9% delle vittime dichiara che i litigi in famiglia sono sensibilmente aumentati, non nascondendo problemi di concentrazione, insonnia e agitazione, depressione e apatia verso il lavoro, così come insicurezza e paura di fallire quali conseguenze del mobbing agito nei loro confronti.

Se guardiamo, invece, ai dati dell’ultima indagine Istat pubblicata lo scorso 1 luglio, vediamo che tra il 2022 e il 2023, il 13,5% delle donne di età compresa tra i 15 e i 70 anni, che lavorano o hanno lavorato, hanno subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell’intera vita.

Mirabelli, come leggere questi dati?

Dalle indagini effettuati a livello nazionale dall’Istat, 8 donne su 10 non denunciano, quindi i dati sulle rilevazioni non tengono conto dei casi “non denunciati” per paura di ritorsioni, di non essere credute o peggio di essere considerate la causa della violenza, subendo la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”, quello spiacevole giudizio accusatorio di colleghi o superiori che pensano “te la sei andata a cercare”. I nostri dati sono in linea con quelli nazionali se ci riferiamo alle denunce formalizzate mentre, se facciamo riferimento alle denunce verbali raccolte, la situazione cambia. Dai nostri confronti aziendali con i lavoratori sono emerse situazioni allarmanti e più largamente diffuse. C’è un problema reale di silenzio estremamente importante, anche perché, dalle nostre rilevazioni, il 18% dei lavoratori assiste a molestie sui luoghi di lavoro e un terzo delle donne molestate dichiara che erano presenti colleghi”. Il 50% delle testimonianze raccolte hanno come oggetto le molestie verbali. Il tutto avviene nell’80% dei casi nell’orario di lavoro e nel circa 90% delle volte nelle sedi di lavoro. Il dato è allarmante perché evidenzia che politiche aziendali di prevenzione e contrasto mirate potrebbero realmente fare la differenza e, dunque, molto ancora dobbiamo fare.

Quanto è cambiata, se è cambiata, la consapevolezza delle lavoratrici rispetto alle tutele previste?

Negli ultimi anni, la consapevolezza delle lavoratrici sulle tutele previste è cresciuta grazie alle campagne di informazione e sensibilizzazione. L’Osservatorio digitale credo abbia giocato un ruolo cruciale nell’informare le donne sui loro diritti, attraverso seminari, workshop e materiali educativi. Molte le segnalazioni e le richieste di supporto ricevute dalle vittime: alcune avevano bisogno di informazioni sul numero antiviolenza nazionale 1522, altre sul ruolo e su figure come quella della Consigliera di Parità che, sul territorio, è preposta a fornire assistenza, mentre altre ancora necessitavano di contatti con specialisti psicoterapeuti o psicologi. Nei casi più problematici, spesso riconducibili a situazioni di mobbing, abbiamo avuto richieste per un supporto legale da avvocati esperti della tematica. L’Osservatorio, con la sezione “SOS violenza” e il servizio gratuito “Help me”, ha attivato servizi specializzata per ognuna delle richieste ricevute.

Come è cambiato, invece, l’approccio dei datori di lavoro nei confronti delle donne in azienda?

Molte aziende che collaborano con noi hanno adottato pratiche più etiche e rispettose, implementando misure per prevenire discriminazioni e molestie. Inoltre, a oggi, abbiamo oltre 600 aziende che, sottoscrivendo la “Dichiarazione di inaccettabilità” digitalmente, hanno ottenuto la certificazione etica “Confare Sicuro”. Nel corso del biennio 2022-2024, abbiamo premiato circa 15 aziende come eccellenze nella lotta alle molestie e violenze sul lavoro alla Camera dei Deputati con due edizioni del Premio “Imprese Amiche delle Donne”. Tra queste: Caffè Moak spa, Damiano Organic, Decò Arena, Inalpi, Openjobmetis, Logos, Irritec Spa.

Come vi interfacciate con l’azienda quando arriva una segnalazione?

Diciamo loro che stanno rischiando e che devono stare attenti a una politica aziendale interna che appare oscura. L’azienda non ha alcun interesse a non fare nulla, quindi si muove segnalando ai suoi dipendenti ciò che sta accadendo. In questo modo la lavoratrice non si sente più sola perché capisce che la sua richiesta di aiuto è stata presa in considerazione. Nel caso di situazioni reiterate, c’è il licenziamento per giusta causa. Anche se per semplici battute ironiche che, a prima vista, non vengono prese in considerazione. Cosa che il datore di lavoro sconosce, pensando di non potersi tutelare in tal senso. C’è anche da dire che, attraverso il nostro sito, c’è la possibilità per le aziende di capire come entrare a fare parte di un mondo più etico, mentre per i lavoratori e le lavoratrici di lanciare un Sos esprimendo il disagio di non sentirsi sicuri o sicure sul posto di lavoro.

Ma, nel caso in cui la vittima viene licenziata perchè ha subito mobbing, che tipo di sostegno può ricevere?

Si può candidare da noi perché, dietro “6libera”, ci sono le aziende di Confapi che ritengono prioritario dare valore alle donne che provengono da esperienze spesso traumatizzanti.

Se è accaduto, in che modo è cresciuta la consapevolezza e la sensibilità delle aziende private o pubbliche su questo tema?

Considerando la sempre più diffusa istituzione della consigliera di fiducia nelle pubbliche amministrazioni, per la prima volta prevista nella Raccomandazione della Commissione europea 92/131 relativa alla Tutela della dignità delle donne e degli uomini sul lavoro e dalla Risoluzione A3‐0043/94 del Parlamento europeo, possiamo dire che nelle aziende pubbliche il tema è maggiormente e da più anni messo in evidenza e attenzionato dai dipendenti pubblici. Questo si riflette nell’adozione di codici etici, nella formazione del personale oltre che nell’attivazione di procedure interne per dirimere i conflitti ed eliminare ogni forma di discriminazione e violenza rilevata e accertata a seguito della segnalazione della vittima. In seguito alla ratifica in Italia con la legge n. 4 del 15 gennaio 2021 (entrata in vigore solo il 29 ottobre del 2022) della Convenzione Internazionale ILO n.190 e la Raccomandazione n. 206 relative all’eliminazione di molestie e violenze sui luoghi di lavoro, la disciplina del whistleblowing contenuta nel decreto n.24/2023 e la certificazione sulla parità di genere UNI/PdR 125:2022, pubblicata in data 16 marzo 2022, anche le aziende private e i loro addetti iniziano ad acquisire maggior consapevolezza dell’importanza di garantire posti di lavoro sicuri, liberi da qualsiasi forma di discriminazione, molestie e violenza.

In tutta Italia, quante e quali sono le aziende che fanno capo all’Osservatorio?

Dobbiamo distinguere tra le aziende che hanno sottoscritto la dichiarazione di inaccettabilità: a oggi più di 600, come dicevo, le aziende, realtà del Terzo settore o altri stakeholder che lo sostengono con donazioni e collaborazioni fattive che a oggi, dopo un triennio di attività, sono quasi un centinaio.

Cosa offre concretamente l’Osservatorio di 6Libera alle lavoratrici e alle aziende?

Offre supporto legale e psicologico alle lavoratrici, organizza corsi di formazione e sensibilizzazione per aziende, promuove politiche aziendali che favoriscano l’uguaglianza di genere e la prevenzione delle molestie. Inoltre, attraverso la raccolta di denunce anonime, mette in campo ricerche e dati aggiornati per promuovere la reale conoscenza del fenomeno e sensibilizzare i policy maker.

Poco fa parlava della consigliera di fiducia. Che tipo di figura è?

Una figura professionale istituita per fornire supporto e consulenza alle lavoratrici su tematiche di discriminazione, molestie e violenze sul posto di lavoro. È un punto di riferimento per chiunque abbia bisogno di assistenza o desideri segnalare comportamenti inappropriati. È attiva perlopiù nelle Pubbliche amministrazioni, nelle Università e Camere di Commercio.

“6libera” introduce anche il tema dell’etica circolare. In che modo?

Per “6libera”, l’etica circolare rappresenta un approccio integrato che considera tutti gli aspetti dell’ambiente di lavoro, promuovendo valori di rispetto, inclusione e sostenibilità. Questo, attraverso la creazione con apposite “capsule” in collaborazione con aziende che, attraverso i loro prodotti, vogliono diffondere strumenti di denuncia anonima come fa l’osservatorio. Abbiamo collaborato con Caffè Moak per una macchinetta di caffè espresso dedicata, con Ciomod per il cioccolato di Modica, Casa di Grazia per le bottiglie di vino con Qr code per la denuncia, l’Accademia nazionale maestri lievitati e panettoni per una special edition di un panettone distribuito a Natale 2023, l’oreficeria Scintille per la creazione di un gioiello dedicato e il maestro Gerardo Sacco per un bracciale dedicato agli uomini. Questo concetto e le iniziative di sensibilizzazione implicano che le pratiche etiche adottate da un’azienda influenzano positivamente non solo l’ambiente di lavoro, ma anche la comunità e l’intera filiera produttiva.

Quali sono le iniziative in campo a breve, medio e lungo periodo?

A breve termine, corsi di formazione e campagne di sensibilizzazione nelle aziende, anche in collaborazione con la Confederazione delle piccole e medie industrie private nazionale – Gruppo Donne (ConfapiD). A medio termine, l’Osservatorio punta a estendere nuovi servizi con uso dell’Intelligenza artificiale per le Pmi e i lavoratori, avviando anche iniziative contro il bullismo e cyberbullismo nei progetti di contrasto alla povertà educativa nella Regione Siciliana. Di recente, abbiamo dialogato con l’assessore della Famiglia, delle Politiche sociali e del LavoroNuccia Albano, decidendo di trattare il tema al “Tavolo regionale in materia di salute e sicurezza dei lavoratori”, istituito lo scorso 2 luglio in collaborazione proprio con Confapi Sicilia. A lungo termine, l’obiettivo è quello di influenzare le politiche regionali e nazionali sul lavoro e l’uguaglianza di genere, specie nell’ambito della salute e sicurezza.

Valutazione del rischio in ottica di genere: strumenti di supporto

Il 1° luglio 2024 l’INAIL pubblica un volume dedicato alla Valutazione dei rischi in ottica di genere, tematica di cui si è parlato molto a ridosso dell’emanazione del D.Lgs. 81/2008.

Il d.lgs. 81/2008 e s.m.i. ribadisce la necessità di garantire l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori.

Con questa indicazione il legislatore ha voluto superare l’idea di lavoratore neutro che emergeva dal corpo normativo precedente, e promuovere lo studio delle differenze che l’appartenenza a un genere può sviluppare nell’ambito dell’adibizione a un’identica mansione in una stessa attività lavorativa, nonché lo studio delle particolari criticità che possono verificarsi in ambienti occupati prevalentemente da uomini o da donne con caratteristiche diverse per età, provenienza e genere.

La monografia è costituita da una parte generale che permette di contestualizzare la tematica e una parte pratica (schede di rischio) che viene fornita come supporto al datore di lavoro. Le schede di rischio hanno un carattere sintetico e intendono facilitare l’azione di integrazione dell’ottica di genere da parte del datore di lavoro nella valutazione dei rischi, per lo più già redatta.

In allegato, il documenta di Valutazione dei rischi in ottica di genere, clicca qui.