La Presidente dell’Osservatorio Digitale Europeo 6Libera e di Confapi Sicilia, Dhebora Mirabelli, intervistata dalla giornalista Gilda Sciortino di Vita, parla dell’aiuto concreto che l’Osservatorio di 6Libera è in grado di porre nel contrasto di quelle condizioni di diseguaglianza di genere.
Riportiamo di seguito l’intervista, clicca qui.
È per creare luoghi di lavoro liberi dalle violenze e dalle molestie che è nata l’associazione “6come sei.6libera”. Iniziativa che ha dato vita a un osservatorio che raccoglie le segnalazioni delle donne, ma anche delle stesse aziende che vogliono creare le migliori condizioni per i loro dipendenti. «C’è ancora molta confusione su questo tema, soprattutto per le aziende», dice la presidente dell’associazione Dhebora Mirabelli. «Ma negli ultimi anni la consapevolezza delle lavoratrici sulle tutele previste è cresciuta grazie alle campagne di informazione e sensibilizzazione»
L’osservatorio digitale “6libera” è sicuramente un invito all’autodeterminazione. È nato in Sicilia esattamente il 21 giugno del 2021 da un’idea dell’associazione “6come6.6libera”. A fondarla sono state le azioni che fanno capo a Confapi Sicilia, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata. Nasce con l’obiettivo di rendere i luoghi di lavoro, ma anche le organizzazioni, le scuole, le università, liberi dalle violenze e dalle molestie, comprese quelle di genere.
Non è un caso che il “Premio 2024 Danila Bragantini”, dedicato quest’anno alla parità di genere, sia stato consegnato anche a Dhebora Mirabelli, presidente sia di “6come6.6libera” sia di Confapi Sicilia, proprio per il lavoro che in questi anni sta portando avanti l’osservatorio.
“Nel caso di licenziamento per mobbing, le nostre aziende sono pronte ad accogliere le donne dando loro una nuova opportunità” – Dhebora Mirabelli, presidente dell’associazione “6come6.6libera” e di Confapi Sicilia
I dati dell’osservatorio di “6libera”, riferiti al periodo che va da luglio a ottobre 2023, prendono in considerazione un campione di 1500 lavoratori. Di questi, il 6,4 % è costituito da donne che dichiarano di avere subito molestie sul posto di lavoro; il 18,1% dichiara di essere stato testimone di volenze su colleghe, il 18,4 % delle vittime afferma di avere subito violenza sessuale in presenza di collegi.
Interessante anche scoprire dai dati di uno studio dell’ILO, organizzazione internazionale del lavoro, che le perdite economiche legate alle molestie e alle violenze sul posto di lavoro rappresentano tra l’1 e il 3,5 % del Prodotto interno lordo nazionale.
Stando ai dati in possesso dell’osservatorio il 12,5% dichiara di essere a conoscenza delle molestie avvenute nella propria azienda, l’8,3% è incerto rispetto al fatto che questi episodi si configurino come vere e proprie condotte illecite, l’80% dichiara che gli episodi rilevati si riferiscano all’ultimo anno.
Solo il 25%, però, ha ritenuto di dovere intervenire suggerendo alla vittima di rivolgersi alle autorità, il 16,7% ha riferito al molestatore di avere sbagliato verbalmente, mentre il 12,5% che non era necessario fare nulla.
Da non sottovalutare i dati riguardanti specificamente il mobbing: il 25,3% dei lavoratori ne ha subito una qualunque forma, il 16,8% afferma che l’artefice è stato un suo superiore, infine il 19% è costituito da lavoratori che hanno confidato ai colleghi quanto stavano subendo. Inevitabili le conseguenze, anche questo rilevate dagli esperti dell’osservatorio al fine di mettere in campo interventi specifici per ogni singolo caso. Il 10,9% delle vittime dichiara che i litigi in famiglia sono sensibilmente aumentati, non nascondendo problemi di concentrazione, insonnia e agitazione, depressione e apatia verso il lavoro, così come insicurezza e paura di fallire quali conseguenze del mobbing agito nei loro confronti.
Se guardiamo, invece, ai dati dell’ultima indagine Istat pubblicata lo scorso 1 luglio, vediamo che tra il 2022 e il 2023, il 13,5% delle donne di età compresa tra i 15 e i 70 anni, che lavorano o hanno lavorato, hanno subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell’intera vita.
Mirabelli, come leggere questi dati?
Dalle indagini effettuati a livello nazionale dall’Istat, 8 donne su 10 non denunciano, quindi i dati sulle rilevazioni non tengono conto dei casi “non denunciati” per paura di ritorsioni, di non essere credute o peggio di essere considerate la causa della violenza, subendo la cosiddetta “vittimizzazione secondaria”, quello spiacevole giudizio accusatorio di colleghi o superiori che pensano “te la sei andata a cercare”. I nostri dati sono in linea con quelli nazionali se ci riferiamo alle denunce formalizzate mentre, se facciamo riferimento alle denunce verbali raccolte, la situazione cambia. Dai nostri confronti aziendali con i lavoratori sono emerse situazioni allarmanti e più largamente diffuse. C’è un problema reale di silenzio estremamente importante, anche perché, dalle nostre rilevazioni, il 18% dei lavoratori assiste a molestie sui luoghi di lavoro e un terzo delle donne molestate dichiara che erano presenti colleghi”. Il 50% delle testimonianze raccolte hanno come oggetto le molestie verbali. Il tutto avviene nell’80% dei casi nell’orario di lavoro e nel circa 90% delle volte nelle sedi di lavoro. Il dato è allarmante perché evidenzia che politiche aziendali di prevenzione e contrasto mirate potrebbero realmente fare la differenza e, dunque, molto ancora dobbiamo fare.
Quanto è cambiata, se è cambiata, la consapevolezza delle lavoratrici rispetto alle tutele previste?
Negli ultimi anni, la consapevolezza delle lavoratrici sulle tutele previste è cresciuta grazie alle campagne di informazione e sensibilizzazione. L’Osservatorio digitale credo abbia giocato un ruolo cruciale nell’informare le donne sui loro diritti, attraverso seminari, workshop e materiali educativi. Molte le segnalazioni e le richieste di supporto ricevute dalle vittime: alcune avevano bisogno di informazioni sul numero antiviolenza nazionale 1522, altre sul ruolo e su figure come quella della Consigliera di Parità che, sul territorio, è preposta a fornire assistenza, mentre altre ancora necessitavano di contatti con specialisti psicoterapeuti o psicologi. Nei casi più problematici, spesso riconducibili a situazioni di mobbing, abbiamo avuto richieste per un supporto legale da avvocati esperti della tematica. L’Osservatorio, con la sezione “SOS violenza” e il servizio gratuito “Help me”, ha attivato servizi specializzata per ognuna delle richieste ricevute.
Come è cambiato, invece, l’approccio dei datori di lavoro nei confronti delle donne in azienda?
Molte aziende che collaborano con noi hanno adottato pratiche più etiche e rispettose, implementando misure per prevenire discriminazioni e molestie. Inoltre, a oggi, abbiamo oltre 600 aziende che, sottoscrivendo la “Dichiarazione di inaccettabilità” digitalmente, hanno ottenuto la certificazione etica “Confare Sicuro”. Nel corso del biennio 2022-2024, abbiamo premiato circa 15 aziende come eccellenze nella lotta alle molestie e violenze sul lavoro alla Camera dei Deputati con due edizioni del Premio “Imprese Amiche delle Donne”. Tra queste: Caffè Moak spa, Damiano Organic, Decò Arena, Inalpi, Openjobmetis, Logos, Irritec Spa.
Come vi interfacciate con l’azienda quando arriva una segnalazione?
Diciamo loro che stanno rischiando e che devono stare attenti a una politica aziendale interna che appare oscura. L’azienda non ha alcun interesse a non fare nulla, quindi si muove segnalando ai suoi dipendenti ciò che sta accadendo. In questo modo la lavoratrice non si sente più sola perché capisce che la sua richiesta di aiuto è stata presa in considerazione. Nel caso di situazioni reiterate, c’è il licenziamento per giusta causa. Anche se per semplici battute ironiche che, a prima vista, non vengono prese in considerazione. Cosa che il datore di lavoro sconosce, pensando di non potersi tutelare in tal senso. C’è anche da dire che, attraverso il nostro sito, c’è la possibilità per le aziende di capire come entrare a fare parte di un mondo più etico, mentre per i lavoratori e le lavoratrici di lanciare un Sos esprimendo il disagio di non sentirsi sicuri o sicure sul posto di lavoro.
Ma, nel caso in cui la vittima viene licenziata perchè ha subito mobbing, che tipo di sostegno può ricevere?
Si può candidare da noi perché, dietro “6libera”, ci sono le aziende di Confapi che ritengono prioritario dare valore alle donne che provengono da esperienze spesso traumatizzanti.
Se è accaduto, in che modo è cresciuta la consapevolezza e la sensibilità delle aziende private o pubbliche su questo tema?
Considerando la sempre più diffusa istituzione della consigliera di fiducia nelle pubbliche amministrazioni, per la prima volta prevista nella Raccomandazione della Commissione europea 92/131 relativa alla Tutela della dignità delle donne e degli uomini sul lavoro e dalla Risoluzione A3‐0043/94 del Parlamento europeo, possiamo dire che nelle aziende pubbliche il tema è maggiormente e da più anni messo in evidenza e attenzionato dai dipendenti pubblici. Questo si riflette nell’adozione di codici etici, nella formazione del personale oltre che nell’attivazione di procedure interne per dirimere i conflitti ed eliminare ogni forma di discriminazione e violenza rilevata e accertata a seguito della segnalazione della vittima. In seguito alla ratifica in Italia con la legge n. 4 del 15 gennaio 2021 (entrata in vigore solo il 29 ottobre del 2022) della Convenzione Internazionale ILO n.190 e la Raccomandazione n. 206 relative all’eliminazione di molestie e violenze sui luoghi di lavoro, la disciplina del whistleblowing contenuta nel decreto n.24/2023 e la certificazione sulla parità di genere UNI/PdR 125:2022, pubblicata in data 16 marzo 2022, anche le aziende private e i loro addetti iniziano ad acquisire maggior consapevolezza dell’importanza di garantire posti di lavoro sicuri, liberi da qualsiasi forma di discriminazione, molestie e violenza.
In tutta Italia, quante e quali sono le aziende che fanno capo all’Osservatorio?
Dobbiamo distinguere tra le aziende che hanno sottoscritto la dichiarazione di inaccettabilità: a oggi più di 600, come dicevo, le aziende, realtà del Terzo settore o altri stakeholder che lo sostengono con donazioni e collaborazioni fattive che a oggi, dopo un triennio di attività, sono quasi un centinaio.
Cosa offre concretamente l’Osservatorio di 6Libera alle lavoratrici e alle aziende?
Offre supporto legale e psicologico alle lavoratrici, organizza corsi di formazione e sensibilizzazione per aziende, promuove politiche aziendali che favoriscano l’uguaglianza di genere e la prevenzione delle molestie. Inoltre, attraverso la raccolta di denunce anonime, mette in campo ricerche e dati aggiornati per promuovere la reale conoscenza del fenomeno e sensibilizzare i policy maker.
Poco fa parlava della consigliera di fiducia. Che tipo di figura è?
Una figura professionale istituita per fornire supporto e consulenza alle lavoratrici su tematiche di discriminazione, molestie e violenze sul posto di lavoro. È un punto di riferimento per chiunque abbia bisogno di assistenza o desideri segnalare comportamenti inappropriati. È attiva perlopiù nelle Pubbliche amministrazioni, nelle Università e Camere di Commercio.
“6libera” introduce anche il tema dell’etica circolare. In che modo?
Per “6libera”, l’etica circolare rappresenta un approccio integrato che considera tutti gli aspetti dell’ambiente di lavoro, promuovendo valori di rispetto, inclusione e sostenibilità. Questo, attraverso la creazione con apposite “capsule” in collaborazione con aziende che, attraverso i loro prodotti, vogliono diffondere strumenti di denuncia anonima come fa l’osservatorio. Abbiamo collaborato con Caffè Moak per una macchinetta di caffè espresso dedicata, con Ciomod per il cioccolato di Modica, Casa di Grazia per le bottiglie di vino con Qr code per la denuncia, l’Accademia nazionale maestri lievitati e panettoni per una special edition di un panettone distribuito a Natale 2023, l’oreficeria Scintille per la creazione di un gioiello dedicato e il maestro Gerardo Sacco per un bracciale dedicato agli uomini. Questo concetto e le iniziative di sensibilizzazione implicano che le pratiche etiche adottate da un’azienda influenzano positivamente non solo l’ambiente di lavoro, ma anche la comunità e l’intera filiera produttiva.
Quali sono le iniziative in campo a breve, medio e lungo periodo?
A breve termine, corsi di formazione e campagne di sensibilizzazione nelle aziende, anche in collaborazione con la Confederazione delle piccole e medie industrie private nazionale – Gruppo Donne (ConfapiD). A medio termine, l’Osservatorio punta a estendere nuovi servizi con uso dell’Intelligenza artificiale per le Pmi e i lavoratori, avviando anche iniziative contro il bullismo e cyberbullismo nei progetti di contrasto alla povertà educativa nella Regione Siciliana. Di recente, abbiamo dialogato con l’assessore della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro, Nuccia Albano, decidendo di trattare il tema al “Tavolo regionale in materia di salute e sicurezza dei lavoratori”, istituito lo scorso 2 luglio in collaborazione proprio con Confapi Sicilia. A lungo termine, l’obiettivo è quello di influenzare le politiche regionali e nazionali sul lavoro e l’uguaglianza di genere, specie nell’ambito della salute e sicurezza.