Il coraggio del rispetto: insieme per confrontarci su diritti e parità sui luoghi di lavoro. Convegno del 22 novembre 2024 al Teatro Q77 di Torino

Il Comitato per l’Imprenditoria Femminile in collaborazione con tutte le associazioni in esso rappresentate della Camera di Commercio di Torino organizza per il 22 novembre 2024 al Teatro Q77 di Corso Brescia, 77, a Torino, un convegno per commemorare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2024 a cui sarà ospite il Presidente dell’Associazione 6Libera, Dhebora Mirabelli. Questo evento è dedicato a esplorare l’importanza del linguaggio inclusivo e il suo ruolo nel promuovere la parità e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Attraverso interventi e testimonianze, scopriremo come evitare la discriminazione e valorizzare le diversità possa portare benefici concreti alle lavoratrici e i lavoratori e alle aziende.

Programma

10.00 Introduzione teatrale a cura di Elena Ruzza

10.20    Interventi istituzionali

•    Dario Gallina – Presidente Camera di commercio di Torino

•    Brigitte Sardo – Presidente Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Torino  

•    Michela Favaro – Vicesindaca Città di Torino, Assessore al Lavoro, Personale, Attività produttive, Patrimonio, Partecipazione, Formazione professionale e Sistema carcerario

10.40 Il vocabolario del rispetto sul luogo di lavoro

Manuela Manera – Linguista

11.00 Parità e sicurezza sui luoghi di lavoro: un binomio possibile

(relatrice in attesa di conferma)

11.20 L’importanza di non discriminare

Dhebora Mirabelli – Presidente Associazione 6libera

11.40 Testimonianze di impresa

Carla Maria Tiburtini – Avio Aero, a GE Aerospace company

12.00 Aspettando il 25 novembre: il Comitato per l’imprenditoria femminile insieme per contrastare le violenze, molestie e tutte le discriminazioni

Conduce

Brigitte Sardo – Presidente Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Torino

Presunti abusi sessuali in una scuola. Due ragazzine accusano un professore di musica

Hanno raccontato di avere subito abusi sessuali, in tempi diversi ma con le stesse modalità, durante le lezioni di pianoforte da parte di un docente. Una terribile scoperta che ha portato i genitori di due allieve di 13 e 12 anni a sporgere denuncia nei confronti di un docente, di 57 anni, che fino a qualche mese fa insegnava in un istituto scolastico comprensivo di Palermo a indirizzo musicale.

La vicenda risale allo scorso aprile quando l’uomo, indagato per atti sessuali su minorenni, era stato arrestato dalla Polizia, finendo ai domiciliari, dove si trova tuttora. Il professore dovrebbe comparire il 15 gennaio del prossimo anno in tribunale per il giudizio immediato, ma il suo difensore ha inoltrato la richiesta di rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena.

Secondo gli inquirenti l’insegnante di musica si sarebbe seduto accanto alle due ragazzine durante l’ora di pianoforte, le avrebbe abbracciate e baciate sulla testa e sulla guancia, anche vicino alle labbra, ma non si sarebbe fermato qui. Sarebbe anzi andato anche oltre: le avrebbe toccate sulla schiena, inserendo la sua mano sotto la maglietta e, in un’occasione, si sarebbe spinto fino a toccare la coscia e il seno di una delle due.

Agli atti ci sono i verbali con le dichiarazioni delle due minorenni sentite dagli agenti della Squadra mobile e anche le intercettazioni telefoniche, disposte dalla Procura, che avrebbero confermato alcuni dettagli di quanto sarebbe accaduto all’interno della scuola.

Abbracci e carezze innocenti sarebbero stati fraintesi e scambiati per approcci sessuali quando invece erano semplici manifestazioni d’affetto: un particolare che sarebbe stato confermato dal fatto che altre cinque compagne, anche loro ascoltate in un incidente probatorio, non si sarebbero accorte di nulla, smentendo di avere visto abusi sessuali ai danni delle amiche.

Ma, secondo la difesa, le due minorenni potrebbero avere interpretato male i gesti del loro maestro che le avrebbe toccate sulla schiena solo per migliorare la loro postura, un contatto che potrebbe averle suggestionate.

Ragazza di 20 anni molestata dal datore di lavoro in un bar

Una giovane di 20 anni ha denunciato molestie da parte del suo datore di lavoro, un uomo di 52 anni, mentre lavorava in un bar presso la piscina Casate Csu. Secondo la denuncia, il datore di lavoro avrebbe adottato comportamenti inappropriati durante la stagione estiva, quando la ragazza era impiegata con un contratto a chiamata. Le accuse includono palpeggiamenti, battute allusive e tentativi di baci indesiderati.

La giovane, dopo aver subito ripetuti episodi, si è presentata alla Questura per segnalare le molestie, descritte come un comportamento morboso da parte del suo superiore. In particolare, ha riferito di aver reagito a un ultimo tentativo di palpeggiamento di fronte ai clienti del bar, che l’ha spinta a denunciare l’accaduto.

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Como, hanno raccolto testimonianze da ex dipendenti. Alcuni hanno osservato che il comportamento del 52enne potrebbe essere stato frainteso, mentre altri hanno confermato le allusioni e i palpeggiamenti mascherati da abbracci.

A un anno dai fatti, la Procura ha comunicato la chiusura delle indagini, avanzando l’ipotesi di violenza sessuale. L’avvocato del presunto molestatore ha richiesto un interrogatorio per chiarire la situazione e presentare la versione dei fatti del suo assistito.

Giornalista Mediaset accusa di molestie sessuali un ex produttore di ‘Forum’

Una giornalista di 30 anni di Mediaset ha denunciato un ex produttore del programma “Forum” per molestie sessuali, accusandolo di averla palpeggiata durante un colloquio di lavoro. L’incidente, avvenuto nell’estate del 2022, è ora oggetto di un processo in tribunale. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe inizialmente riempito la giovane di complimenti, per poi tentare di baciarla e toccarla in modo inappropriato. Il produttore, di 60 anni e licenziato da Mediaset, si è dichiarato innocente.

La giornalista ha testimoniato che durante il colloquio, l’uomo la elogiò per le sue capacità e le promise prospettive di carriera. Tuttavia, dopo averla riempita di complimenti, tentò di baciarla e toccarla. La donna, dopo aver respinto le sue avance, ha presentato una denuncia.

Recentemente, il produttore è stato rinviato a giudizio dalla quinta sezione del Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Stefano Pizza. Nonostante le accuse, l’uomo continua a professarsi innocente e si prepara a difendersi in aula.

Il 25 ottobre, la giornalista ha testimoniato in tribunale, accompagnata dai genitori, descritti come figure influenti nel mondo della televisione.

“Ho un appuntamento nello studio del produttore. Dovrebbe essere un colloquio sereno, e mi siedo tranquilla. La prima cosa che mi dice è quanto sono contenti del mio lavoro. Mi riempie di complimenti: ‘Sei brava di qua, sei eccezionale di là’. Insomma, mi fa un sacco di elogi”, ha raccontato la giornalista. “Aggiunge che, se continuerò così, farò strada nella vita. Parole che mi hanno lusingata, ma ho cercato di mantenere il giusto distacco”.

Tuttavia, dopo una serie di complimenti eccessivi, il produttore ha iniziato a comportarsi in modo inadeguato: l’ha invitata ad alzarsi per osservarla meglio e ha commentato: “Stai bene fisicamente”.

Pochi istanti dopo, la molestia è avvenuta. “Mi ha dato un bacio sulla guancia, poi mi ha messo le mani addosso. Ho provato a allontanarlo, ma ha tentato di baciarmi sulla bocca. Sono rimasta scioccata. Ho preso le mie cose e me ne sono andata”, ha dichiarato in aula.

Dopo aver respinto le avances, la situazione lavorativa della donna è peggiorata: ha riferito di un’atmosfera ostile, sentendosi improvvisamente evitata dai colleghi, al punto da sentirsi “colpevole”. Nel frattempo, il produttore è stato sospeso dall’azienda in attesa della conclusione del processo.

Le donne e il mondo del lavoro: una realtà ingiusta

In Italia, una donna su quattro non ha un’occupazione stabile, pur desiderando e potendo lavorare. È spesso disoccupata, scoraggiata o vincolata a contratti part-time non voluti. Al Sud, la situazione è ancora più grave, con il tasso di “non lavoro” che raggiunge il 42%.

Questi dati preoccupano più del tasso ufficiale di disoccupazione, che include solo chi ha compiuto almeno un’azione di ricerca attiva. Nel quarto trimestre 2023, la disoccupazione femminile è scesa all’8,7%, ma nel Mezzogiorno era quasi il doppio. Tuttavia, il fenomeno degli “scoraggiati” e dei sottoccupati in Italia è particolarmente esteso rispetto agli altri Paesi europei.

Negli altri Paesi UE, la distanza tra i disoccupati ufficiali e coloro che vivono nel “limbo del non lavoro” è meno marcata. Nell’UE a 27, il tasso di mancata partecipazione è dell’11,1%, con differenze di genere meno pronunciate rispetto all’Italia. In Germania, ad esempio, il tasso di mancata partecipazione è del 6,5%, con una differenza tra uomini e donne di solo mezzo punto percentuale. Italia è in fondo alla classifica, seguita solo da Spagna (22,5%) e Grecia (19,9%).

In Italia, le disparità interne sono particolarmente significative: tra Trentino Alto Adige e Sicilia, il “labour slack” femminile quadruplica, passando dall’11,3% al 47,4%.

A complicare il quadro c’è il lavoro nero, diffuso soprattutto nel Mezzogiorno, che contribuisce all’alto tasso di part-time involontario, il 57,9% (il più elevato in Europa). Spesso nei servizi, si propongono contratti da 18 ore settimanali che, all’occorrenza, si estendono a 40 ore, con straordinari pagati irregolarmente. Così, i lavoratori rimangono intrappolati, impossibilitati a cercare un secondo lavoro che migliorerebbe il reddito mensile. Quella che doveva essere una misura di conciliazione diventa quindi una trappola, soprattutto per le donne.

Molestie sul lavoro: le donne che usano Internet sono più esposte

Le donne che utilizzano internet per lavoro o studio subiscono più frequentemente molestie rispetto alle colleghe che non ne fanno uso. Secondo il report Istat “Le molestie: vittime e contesto”, clicca qui, circa due milioni di donne hanno subito molestie e ricatti nell’ambiente di lavoro. La percentuale di chi dichiara di aver ricevuto offese o proposte sessuali online durante l’orario lavorativo raggiunge il 15%, rispetto al 12,6% delle colleghe non coinvolte nell’uso di internet. A espandere il fenomeno delle molestie si aggiungono contenuti sessualmente espliciti, avances umilianti e offensive sui social, email o messaggi. Questi episodi si sommano alle molestie che già colpiscono le donne tra i 15 e i 70 anni nei luoghi di lavoro.

Confrontando i dati con quelli degli ultimi tre anni, emerge un aumento delle segnalazioni di molestie online. Questo comporta un rischio maggiore per le lavoratrici, che hanno il 3,8% di probabilità in più di subire qualche forma di molestia sui social media o sulle app di messaggistica durante l’orario di lavoro. Già nel 2023, un’indagine di Passport-Photo Online aveva evidenziato come molte professioniste ricevessero, almeno una volta, messaggi inappropriati su LinkedIn, la nota piattaforma di networking professionale. Secondo il report, il 91% delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto contenuti molesti via chat, e il 43% ha vissuto il disagio di dover affrontare e rispondere a questi messaggi. Gli effetti di queste molestie influenzano le lavoratrici e la loro carriera anche dopo la cessazione degli episodi: il 74% delle intervistate ha infatti ridotto la propria attività sulla piattaforma, con un impatto diretto sulle proprie opportunità professionali.

Il report Istat offre un quadro complessivo delle molestie, analizzando i casi sia durante sia al di fuori dell’orario di lavoro e suddividendoli per genere. Il dato emerso è chiaro: nel corso della vita, le donne subiscono molestie 4,5 volte più frequentemente degli uomini. In particolare, il 12,1% delle donne (contro l’1,8% degli uomini) riporta di aver subito offese come sguardi inappropriati, proposte di immagini o foto a contenuto sessuale, commenti sul corpo o sulla vita privata, avances offensive e degradanti sui social media, email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Le differenze di genere si accentuano anche nelle proposte sessuali indesiderate: ne è vittima il 5,9% delle lavoratrici, contro l’1% dei lavoratori. Inoltre, il 2,6% delle donne (contro lo 0,2% degli uomini) ha subito molestie di natura fisica.

Risultati analoghi emergono dal Survey L.E.I. della Fondazione Libellula, che ha raccolto le testimonianze di oltre 11 mila lavoratrici e libere professioniste in Italia. Dal report risulta che 7 lavoratrici su 10 hanno ricevuto allusioni e commenti sul proprio aspetto fisico, 4 su 10 hanno subito contatti fisici indesiderati e 3 su 10 sono state oggetto di richieste o comportamenti a sfondo sessuale. Il sondaggio della Fondazione Libellula evidenzia inoltre le conseguenze fisiche e psicologiche delle molestie: ansia, depressione e stress post-traumatico sono comuni tra le donne che ne sono vittime, con impatti negativi sulla produttività e sulle opportunità di carriera.

Nel 80% dei casi, gli autori delle molestie sono uomini; al contrario, quando le vittime sono uomini, la differenza è meno marcata: il 42,5% di loro subisce molestie da altri uomini e il 39,3% da donne. Tuttavia, il 14% delle donne e il 25,9% degli uomini preferiscono non specificare l’identità dell’autore. Per le donne, l’autore della molestia è spesso un collega maschio (37,3%) o una persona con cui si interagisce professionalmente, come un cliente, paziente o studente (26,2%). Inoltre, in un caso su cinque le molestie non si limitano a episodi isolati: le denunciatrici riferiscono di aver subito più episodi dalla stessa persona.

Le molestie sul lavoro colpiscono in modo particolare le giovani donne: il 20% delle vittime si colloca nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, rispetto al 4% degli uomini della stessa età. Le donne subiscono molestie sia nel settore privato (14,4%) sia nel pubblico (13,5%), con un’incidenza maggiore tra le laureate: il 14,8% delle donne con titolo universitario ha subito molestie, rispetto al 12,3% di chi possiede un titolo inferiore. Analizzando le posizioni professionali delle vittime, gli uomini in ruoli apicali, come dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, riportano un tasso di molestie del 4,4%, mentre per le donne i ruoli più a rischio sono quelli di operaie (16,4%) e impiegate o quadri direttivi (15%).

Questo dato incide sulle possibilità di denuncia: per chi si trova in una posizione di dipendenza lavorativa, il timore di perdere il proprio impiego – e con esso l’indipendenza economica – rende più difficile segnalare le molestie subite. Come sottolineato ripetutamente dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i dati risentono «probabilmente del fatto che molti episodi restano nascosti, poiché le vittime, anche per paura di perdere il lavoro, evitano di parlarne». Di conseguenza, 8 donne su 10 scelgono di non denunciare. Molte segnalano inoltre l’assenza, all’interno delle aziende, di una figura di riferimento per ricevere supporto o effettuare segnalazioni, e lamentano la mancanza di corsi di formazione che aiutino a riconoscere e contrastare il problema delle molestie.

Canta ancora di Arisa: per le madri e contro il bullismo

La canzone di Arisa, Canta ancora, porta con sé un messaggio profondo di amore e di protezione, con tema centrale la riflessione dolorosa sul bullismo. Il brano, colonna sonora del film Il ragazzo dai pantaloni rosa, racconta la storia drammatica di un ragazzo vittima di bullismo che, a causa della sofferenza e dell’emarginazione, ha deciso di togliersi la vita a soli quindici anni.

Nel testo, Arisa esprime la sua indignazione per l’incapacità della società di accettare la diversità con rispetto e comprensione. Con toni toccanti, la cantautrice racconta la sofferenza che accomuna tante madri che hanno perso i loro figli per mano dell’odio e dell’ignoranza. Canta ancora diventa così non solo un inno di speranza, ma anche un appello a riconoscere la dignità e la bellezza nella diversità, promuovendo un ambiente in cui nessun giovane debba sentirsi escluso o emarginato.

Arisa descrive come una madre, nonostante tutto, non smetta mai di amare e proteggere, anche quando il dolore è insopportabile. Con queste parole, invita tutti a riflettere sull’importanza del rispetto, dell’inclusione e dell’amore come strumenti fondamentali per contrastare il bullismo e proteggere i giovani.

“Power” per l’impegno nel contrasto della violenza di genere

Il Dipartimento degli affari extraregionali della regione siciliana informa dell’uscita del bando di WeWorld nel quadro del progetto P.O.W.E.R con l’obiettivo rafforzare le competenze delle organizzazioni della società civile impegnate nel contrasto della violenza di genere secondo un approccio intersezionale e transfemminista. Il bando prevede l’erogazione di un contributo di natura economica e di un programma di capacity building per rafforzare le competenze delle organizzazioni della società civile impegnate nel contrasto della violenza di genere secondo un approccio intersezionale e transfemminista con una dotazione finanziaria pari a 345.000 Euro.

Il progetto intende supportare le organizzazioni della società civile attraverso l’erogazione di un contributo di natura economica per finanziare quindici proposte progettuali e l’offerta di un programma dicapacity building di 12 giornate e networking tra le realtà identificate.

Gli obiettivi sono quelli di offrire spazi sicuri ed accoglienti per accompagnare le donne e le giovani nella definizione di un progetto personalizzato di presa di distanza dalla violenza, accrescere le conoscenze e sviluppare le capacità di professionisti e degli stakeholder direttamente coinvolti nei programmi di supporto e assistenza, facilitare la creazione di reti tra gli attori interessati, sostenere l’adozione di protocolli e procedure innovative/semplificate per favorire l’emersione, garantire assistenza e permettere la costruzione di progetti di autonomia, accrescere la consapevolezza, rafforzare il ruolo e le capacità di giovani di identificare e agire pratiche innovative in risposta ad episodi di violenza e discriminazione di genere, migliorare le conoscenze e influenzare i sistemi decisionali e politici decisionali per migliorare le leggi, favorire l’adozione di strumenti e protocolli, aumentare i finanziamenti dedicati al contrasto della violenza di genere.

È possibile mandare la propria candidatura dal 1° ottobre 2024 al 15 novembre.

Per maggiori informazioni, consulta qui.

6Libera promuove il progetto di Mindfulness e Neuroscienza per Contrastare lo Stress nei Luoghi di Lavoro

La mindfulness si è dimostrata un potente strumento per migliorare il benessere dei lavoratori e la cultura aziendale, in particolare nelle piccole e medie imprese (PMI) e per i lavoratori a rischio di mobbing, molestie e violenze sul lavoro. Aziende internazionali come Google, Aetna e General Mills hanno implementato programmi di mindfulness, riportando significativi miglioramenti nella produttività, nella riduzione dello stress e nell’aumento della soddisfazione lavorativa.

Studi scientifici hanno dimostrato che la pratica della mindfulness può ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e migliorare la resilienza emotiva. Per esempio, un’indagine condotta presso Aetna ha rivelato una riduzione del 28% nei livelli di stress tra i partecipanti e un incremento di 62 minuti di produttività per dipendente a settimana. Tali evidenze supportano l’adozione della mindfulness come strategia efficace per promuovere un ambiente di lavoro più sano e sicuro, in cui i lavoratori possano sentirsi valorizzati e protetti.

L’Associazione 6Libera collabora con Confapid nazionale per formare e sensibilizzare le aziende sui temi del rischio da stress correlato nelle situazioni di mobbing, molestie e qualsiasi forma di violenza nei luoghi di lavoro. Nello specifico sono stati organizzati 4 webinar gratuiti in merito all’empowerment delle donne sul lavoro, per fornire strumenti per gestire lo stress e migliorare il benessere mentale può aiutare le donne a sentirsi più sicure e supportate nei loro ruoli, miglioramento della cultura aziendale, promuovendo la mindfulness al fine di creare un ambiente di lavoro più sano e inclusivo che valorizza la salute emotiva e mentale, prevenzione del Burnout e riduzione del Turnover, riducendo così i tassi di turnover e trattenendo i talenti, supporto agli Standard Legali ed Etici, per prevenire e affrontare molestie e violenze sul posto di lavoro, supportando sia la conformità legale che le pratiche aziendali etiche.

Ogni lezione avrà una durata di un’ora e mezzo a partire dal 28 ottobre 2024 dalle ore 13.30 alle ore 15.30 e seguiranno gli altri appuntamenti il 4, l’11 e il 18 novembre 2024.

Questi webinar non solo favoriranno un ambiente di lavoro più sereno e sicuro, ma contribuiranno anche a potenziare la produttività e la soddisfazione lavorativa delle partecipanti. Supportare la mindfulness dimostra un impegno concreto verso il benessere mentale ed emotivo delle donne nel settore delle PMI.

Le lezioni saranno tenute da Giordana Fiorentino, neuroscienziata e ricercatrice presso il The Mindfulness Center della Brown University, uno dei principali istituti mondiali per la ricerca e l’insegnamento della scienza della mindfulness nella salute pubblica.

L’ultima lezione ospiterà Isabella Schiavone, giornalista e scrittrice italiana nota per il suo impegno nel giornalismo sociale e ambientale. Giornalista Rai, attualmente ricopre il ruolo di vice caporedattrice nella redazione delle discipline olimpiche e paralimpiche di Rai Sport. È anche un’istruttrice di Mindfulness certificata e Ambasciatrice per il Telefono Rosa, impegnandosi attivamente nella difesa dei diritti delle donne e dei minori.

Il dilemma della maternità: come la nascita di un figlio penalizza le carriere femminili

Secondo il rapporto annuale dell’INPS, la nascita di un figlio aumenta significativamente la probabilità che le donne italiane abbandonino il lavoro. Molte sono ancora costrette a scegliere tra maternità e carriera, con conseguenze sulla loro realizzazione personale, sul benessere delle famiglie e sull’economia del paese. Prima della nascita di un figlio, la probabilità di lasciare il lavoro è simile per uomini e donne. Tuttavia, entro un anno, il tasso di dimissioni per le donne sale al 18%, mentre per gli uomini scende all’8%. A sette anni dal primo figlio, il tasso di dimissioni per le donne è ancora il doppio di quello degli uomini (10% contro 5%).

La maternità influisce anche sui redditi: le madri che hanno accesso al congedo subiscono una perdita del 30%, mentre per chi non ne beneficia la riduzione arriva all’80%. Al contrario, i padri vedono un incremento del loro reddito del 50% a sette anni dalla nascita del figlio.

Di recente, The Economist ha pubblicato un approfondimento sul fenomeno globale della “penalizzazione della maternità”, definendolo come la riduzione dell’occupazione femminile dopo la nascita del primo figlio. I dati raccolti in 134 paesi mostrano che il 25% delle donne abbandona il lavoro entro un anno dalla maternità, e dieci anni dopo il 15% è ancora fuori dal mercato del lavoro.

Nonostante i progressi nel mondo professionale, la combinazione di carriera e maternità resta una sfida. Le cause variano a seconda del contesto, ma i dati rivelano una carenza di politiche di supporto come asili nido accessibili, congedi di paternità paritari e misure per ridurre il divario salariale di genere. Queste carenze si inseriscono in un quadro di mentalità ancora arretrate in molti paesi, Italia inclusa, dove la divisione dei ruoli domestici e di cura rimane fortemente sbilanciata.

Inoltre, i sociologi sottolineano che, nel contesto lavorativo, le madri vengono spesso percepite come meno competenti, meno dedite e meno idonee per avanzamenti di carriera. Questo pregiudizio è rafforzato dall’idea che una madre non possa mai dedicarsi completamente al lavoro.