Le donne che utilizzano internet per lavoro o studio subiscono più frequentemente molestie rispetto alle colleghe che non ne fanno uso. Secondo il report Istat “Le molestie: vittime e contesto”, clicca qui, circa due milioni di donne hanno subito molestie e ricatti nell’ambiente di lavoro. La percentuale di chi dichiara di aver ricevuto offese o proposte sessuali online durante l’orario lavorativo raggiunge il 15%, rispetto al 12,6% delle colleghe non coinvolte nell’uso di internet. A espandere il fenomeno delle molestie si aggiungono contenuti sessualmente espliciti, avances umilianti e offensive sui social, email o messaggi. Questi episodi si sommano alle molestie che già colpiscono le donne tra i 15 e i 70 anni nei luoghi di lavoro.
Confrontando i dati con quelli degli ultimi tre anni, emerge un aumento delle segnalazioni di molestie online. Questo comporta un rischio maggiore per le lavoratrici, che hanno il 3,8% di probabilità in più di subire qualche forma di molestia sui social media o sulle app di messaggistica durante l’orario di lavoro. Già nel 2023, un’indagine di Passport-Photo Online aveva evidenziato come molte professioniste ricevessero, almeno una volta, messaggi inappropriati su LinkedIn, la nota piattaforma di networking professionale. Secondo il report, il 91% delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto contenuti molesti via chat, e il 43% ha vissuto il disagio di dover affrontare e rispondere a questi messaggi. Gli effetti di queste molestie influenzano le lavoratrici e la loro carriera anche dopo la cessazione degli episodi: il 74% delle intervistate ha infatti ridotto la propria attività sulla piattaforma, con un impatto diretto sulle proprie opportunità professionali.
Il report Istat offre un quadro complessivo delle molestie, analizzando i casi sia durante sia al di fuori dell’orario di lavoro e suddividendoli per genere. Il dato emerso è chiaro: nel corso della vita, le donne subiscono molestie 4,5 volte più frequentemente degli uomini. In particolare, il 12,1% delle donne (contro l’1,8% degli uomini) riporta di aver subito offese come sguardi inappropriati, proposte di immagini o foto a contenuto sessuale, commenti sul corpo o sulla vita privata, avances offensive e degradanti sui social media, email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Le differenze di genere si accentuano anche nelle proposte sessuali indesiderate: ne è vittima il 5,9% delle lavoratrici, contro l’1% dei lavoratori. Inoltre, il 2,6% delle donne (contro lo 0,2% degli uomini) ha subito molestie di natura fisica.
Risultati analoghi emergono dal Survey L.E.I. della Fondazione Libellula, che ha raccolto le testimonianze di oltre 11 mila lavoratrici e libere professioniste in Italia. Dal report risulta che 7 lavoratrici su 10 hanno ricevuto allusioni e commenti sul proprio aspetto fisico, 4 su 10 hanno subito contatti fisici indesiderati e 3 su 10 sono state oggetto di richieste o comportamenti a sfondo sessuale. Il sondaggio della Fondazione Libellula evidenzia inoltre le conseguenze fisiche e psicologiche delle molestie: ansia, depressione e stress post-traumatico sono comuni tra le donne che ne sono vittime, con impatti negativi sulla produttività e sulle opportunità di carriera.
Nel 80% dei casi, gli autori delle molestie sono uomini; al contrario, quando le vittime sono uomini, la differenza è meno marcata: il 42,5% di loro subisce molestie da altri uomini e il 39,3% da donne. Tuttavia, il 14% delle donne e il 25,9% degli uomini preferiscono non specificare l’identità dell’autore. Per le donne, l’autore della molestia è spesso un collega maschio (37,3%) o una persona con cui si interagisce professionalmente, come un cliente, paziente o studente (26,2%). Inoltre, in un caso su cinque le molestie non si limitano a episodi isolati: le denunciatrici riferiscono di aver subito più episodi dalla stessa persona.
Le molestie sul lavoro colpiscono in modo particolare le giovani donne: il 20% delle vittime si colloca nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, rispetto al 4% degli uomini della stessa età. Le donne subiscono molestie sia nel settore privato (14,4%) sia nel pubblico (13,5%), con un’incidenza maggiore tra le laureate: il 14,8% delle donne con titolo universitario ha subito molestie, rispetto al 12,3% di chi possiede un titolo inferiore. Analizzando le posizioni professionali delle vittime, gli uomini in ruoli apicali, come dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, riportano un tasso di molestie del 4,4%, mentre per le donne i ruoli più a rischio sono quelli di operaie (16,4%) e impiegate o quadri direttivi (15%).
Questo dato incide sulle possibilità di denuncia: per chi si trova in una posizione di dipendenza lavorativa, il timore di perdere il proprio impiego – e con esso l’indipendenza economica – rende più difficile segnalare le molestie subite. Come sottolineato ripetutamente dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i dati risentono «probabilmente del fatto che molti episodi restano nascosti, poiché le vittime, anche per paura di perdere il lavoro, evitano di parlarne». Di conseguenza, 8 donne su 10 scelgono di non denunciare. Molte segnalano inoltre l’assenza, all’interno delle aziende, di una figura di riferimento per ricevere supporto o effettuare segnalazioni, e lamentano la mancanza di corsi di formazione che aiutino a riconoscere e contrastare il problema delle molestie.