Diversi episodi di violenza lungo il Cammino di Santiago

Un’inchiesta pubblicata l’11 novembre 2024 dal Guardian ha portato alla luce un problema preoccupante lungo il Cammino di Santiago: le molestie sessuali subite dalle donne che affrontano questo storico pellegrinaggio. Il fenomeno è particolarmente diffuso tra le pellegrine che viaggiano da sole e, nonostante la crescente popolarità del Cammino, queste esperienze traumatiche ricevono ancora scarsa attenzione pubblica e istituzionale, lasciando spesso le vittime prive del supporto necessario.

Il Cammino di Santiago ha visto un notevole incremento di pellegrini negli ultimi anni. Solo nel 2022, infatti, oltre 446.000 persone hanno completato il percorso, di cui il 53% donne. Questo afflusso di partecipanti ha portato con sé nuove sfide, tra cui quella di garantire un ambiente sicuro per tutte le persone, indipendentemente dal genere o dal livello di esperienza.

Le testimonianze delle vittime raccolte dall’inchiesta dipingono una realtà drammatica: negli ultimi cinque anni, nove donne hanno raccontato di aver subito episodi di molestie lungo il tragitto. I loro racconti variano da episodi di esibizionismo, inseguimenti, e toccamenti non consensuali fino a minacce nei tratti più isolati. Queste esperienze hanno generato in molte pellegrine sentimenti di paura e insicurezza, compromettendo il senso di serenità e riflessione che il Cammino dovrebbe offrire.

Di fronte a questa problematica, le autorità spagnole hanno risposto con misure concrete. Sono state lanciate campagne di sensibilizzazione per incoraggiare la segnalazione di abusi e aumentare la consapevolezza tra i pellegrini. Inoltre, è stata intensificata la presenza di pattuglie lungo i tratti più frequentati del percorso. Tuttavia, le testimonianze delle vittime suggeriscono che tali misure non siano sempre sufficienti a garantire la sicurezza.

Le esperienze raccontate da queste donne danno un volto umano alla questione, sottolineando la necessità di ulteriori sforzi per proteggere coloro che intraprendono il Cammino. La sicurezza di chi sceglie di percorrere il Cammino di Santiago dovrebbe essere una priorità, affinché tutti possano vivere questo percorso in tranquillità, senza timore o insicurezza.

Condannato a due anni per violenza sessuale: caporeparto abusa del suo ruolo durante la pandemia

Il Collegio di Varese ha emesso una condanna a due anni di reclusione, martedì 12 novembre, nei confronti di un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di una lavoratrice di un’azienda situata nei pressi della città. La vicenda risale al 2021, in piena emergenza Covid, e ha visto come parte offesa una giovane donna di meno di trent’anni all’epoca dei fatti.

Durante il lungo processo, caratterizzato da testimonianze emotivamente intense, l’accusa aveva richiesto una pena di sette anni. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’uomo, di 61 anni e con un ruolo di caporeparto e incarichi sindacali, avrebbe abusato della sua posizione per avvicinare la vittima, tentando di baciarla abbassandole la mascherina e passando poi a palpeggiamenti e commenti inappropriati lontano da testimoni.

La sentenza, che rappresenta il minimo della pena previsto dal codice per il reato di violenza sessuale (articolo 609bis), prevede anche pene accessorie, tra cui l’interdizione perpetua da incarichi di tutela, curatela e amministrazione di sostegno. Inoltre, l’uomo è stato condannato a risarcire la vittima con una somma di 5.000 euro.

Licenziati dopo aver denunciato mobbing: la vicenda dei dipendenti Guess a Bioggio

Una ventina di dipendenti della sede Guess di Bioggio (Svizzera) ha vissuto una vicenda drammatica: dopo aver denunciato anni di abusi e mobbing sul luogo di lavoro, si sono ritrovati licenziati. La notizia ha suscitato sconcerto e indignazione, soprattutto perché le denunce erano state presentate a vari livelli dell’azienda, dal presidente delle risorse umane fino al sindacato e alle autorità competenti in psicopatologia del lavoro.

Secondo le testimonianze raccolte, il responsabile di questo ambiente lavorativo tossico sarebbe il vicedirettore della sede. Diversi dipendenti descrivono un contesto di lavoro fatto di minacce, mobbing e persino molestie sessuali, con atteggiamenti che avrebbero compromesso gravemente il benessere professionale e personale del personale. Uno dei dipendenti ha rivelato come il vicedirettore arrivasse a intromettersi nella vita privata, inviando messaggi e chiamate notturne, creando un clima di terrore che ha tenuto i lavoratori in silenzio per anni.

Dopo un lungo periodo di sopportazione, i dipendenti hanno deciso di esporsi, raccogliendo prove e testimonianze dettagliate in un fascicolo di oltre 150 pagine, corredato da registrazioni. Il presidente della Guess era stato informato della situazione, così come il settore risorse umane, che avrebbe garantito riservatezza al personale coinvolto. Nonostante ciò, invece di trovare supporto, i lavoratori si sono visti colpire da un licenziamento in tronco.

Questa vicenda getta luce su una problematica purtroppo ancora diffusa: l’impossibilità di denunciare situazioni di abuso senza incorrere in gravi ripercussioni. Il caso Guess di Bioggio richiama l’attenzione sulla necessità di tutelare i lavoratori che segnalano episodi di mobbing, e lancia un monito per garantire che il luogo di lavoro sia un ambiente sicuro e rispettoso per tutti.

Premiazione Concorso nazionale Eurointerim Donna e Lavoro | 15 novembre 2024

Il Presidente dell’associazione 6Libera, Dhebora Mirabelli, è tra le 18 finaliste della dodicesima edizione del Concorso Eurointerim Donna e Lavoro. L’evento avrà luogo venerdì 15 novembre 2024 alle ore 17.30 presso il Caffè Pedrocchi di Padova – Sala Rossini. Il Concorso nazionale Donna e Lavoro intende valorizzare le idee al femminile e sostenere la nascita e lo sviluppo di nuovi progetti e di nuove imprese e la loro introduzione nel mondo del lavoro. Dal 2023 è stato istituito anche il Premio Ispirazione Donna al fine di premiare una donna che si è contraddista per le sue azioni nella vita quotidiana o in un ambito in cui opera.

Il coraggio del rispetto: insieme per confrontarci su diritti e parità sui luoghi di lavoro. Convegno del 22 novembre 2024 al Teatro Q77 di Torino

Il Comitato per l’Imprenditoria Femminile in collaborazione con tutte le associazioni in esso rappresentate della Camera di Commercio di Torino organizza per il 22 novembre 2024 al Teatro Q77 di Corso Brescia, 77, a Torino, un convegno per commemorare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2024 a cui sarà ospite il Presidente dell’Associazione 6Libera, Dhebora Mirabelli. Questo evento è dedicato a esplorare l’importanza del linguaggio inclusivo e il suo ruolo nel promuovere la parità e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Attraverso interventi e testimonianze, scopriremo come evitare la discriminazione e valorizzare le diversità possa portare benefici concreti alle lavoratrici e i lavoratori e alle aziende.

Programma

10.00 Introduzione teatrale a cura di Elena Ruzza

10.20    Interventi istituzionali

•    Dario Gallina – Presidente Camera di commercio di Torino

•    Brigitte Sardo – Presidente Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Torino  

•    Michela Favaro – Vicesindaca Città di Torino, Assessore al Lavoro, Personale, Attività produttive, Patrimonio, Partecipazione, Formazione professionale e Sistema carcerario

10.40 Il vocabolario del rispetto sul luogo di lavoro

Manuela Manera – Linguista

11.00 Parità e sicurezza sui luoghi di lavoro: un binomio possibile

(relatrice in attesa di conferma)

11.20 L’importanza di non discriminare

Dhebora Mirabelli – Presidente Associazione 6libera

11.40 Testimonianze di impresa

Carla Maria Tiburtini – Avio Aero, a GE Aerospace company

12.00 Aspettando il 25 novembre: il Comitato per l’imprenditoria femminile insieme per contrastare le violenze, molestie e tutte le discriminazioni

Conduce

Brigitte Sardo – Presidente Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Torino

Presunti abusi sessuali in una scuola. Due ragazzine accusano un professore di musica

Hanno raccontato di avere subito abusi sessuali, in tempi diversi ma con le stesse modalità, durante le lezioni di pianoforte da parte di un docente. Una terribile scoperta che ha portato i genitori di due allieve di 13 e 12 anni a sporgere denuncia nei confronti di un docente, di 57 anni, che fino a qualche mese fa insegnava in un istituto scolastico comprensivo di Palermo a indirizzo musicale.

La vicenda risale allo scorso aprile quando l’uomo, indagato per atti sessuali su minorenni, era stato arrestato dalla Polizia, finendo ai domiciliari, dove si trova tuttora. Il professore dovrebbe comparire il 15 gennaio del prossimo anno in tribunale per il giudizio immediato, ma il suo difensore ha inoltrato la richiesta di rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena.

Secondo gli inquirenti l’insegnante di musica si sarebbe seduto accanto alle due ragazzine durante l’ora di pianoforte, le avrebbe abbracciate e baciate sulla testa e sulla guancia, anche vicino alle labbra, ma non si sarebbe fermato qui. Sarebbe anzi andato anche oltre: le avrebbe toccate sulla schiena, inserendo la sua mano sotto la maglietta e, in un’occasione, si sarebbe spinto fino a toccare la coscia e il seno di una delle due.

Agli atti ci sono i verbali con le dichiarazioni delle due minorenni sentite dagli agenti della Squadra mobile e anche le intercettazioni telefoniche, disposte dalla Procura, che avrebbero confermato alcuni dettagli di quanto sarebbe accaduto all’interno della scuola.

Abbracci e carezze innocenti sarebbero stati fraintesi e scambiati per approcci sessuali quando invece erano semplici manifestazioni d’affetto: un particolare che sarebbe stato confermato dal fatto che altre cinque compagne, anche loro ascoltate in un incidente probatorio, non si sarebbero accorte di nulla, smentendo di avere visto abusi sessuali ai danni delle amiche.

Ma, secondo la difesa, le due minorenni potrebbero avere interpretato male i gesti del loro maestro che le avrebbe toccate sulla schiena solo per migliorare la loro postura, un contatto che potrebbe averle suggestionate.

Ragazza di 20 anni molestata dal datore di lavoro in un bar

Una giovane di 20 anni ha denunciato molestie da parte del suo datore di lavoro, un uomo di 52 anni, mentre lavorava in un bar presso la piscina Casate Csu. Secondo la denuncia, il datore di lavoro avrebbe adottato comportamenti inappropriati durante la stagione estiva, quando la ragazza era impiegata con un contratto a chiamata. Le accuse includono palpeggiamenti, battute allusive e tentativi di baci indesiderati.

La giovane, dopo aver subito ripetuti episodi, si è presentata alla Questura per segnalare le molestie, descritte come un comportamento morboso da parte del suo superiore. In particolare, ha riferito di aver reagito a un ultimo tentativo di palpeggiamento di fronte ai clienti del bar, che l’ha spinta a denunciare l’accaduto.

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Como, hanno raccolto testimonianze da ex dipendenti. Alcuni hanno osservato che il comportamento del 52enne potrebbe essere stato frainteso, mentre altri hanno confermato le allusioni e i palpeggiamenti mascherati da abbracci.

A un anno dai fatti, la Procura ha comunicato la chiusura delle indagini, avanzando l’ipotesi di violenza sessuale. L’avvocato del presunto molestatore ha richiesto un interrogatorio per chiarire la situazione e presentare la versione dei fatti del suo assistito.

Giornalista Mediaset accusa di molestie sessuali un ex produttore di ‘Forum’

Una giornalista di 30 anni di Mediaset ha denunciato un ex produttore del programma “Forum” per molestie sessuali, accusandolo di averla palpeggiata durante un colloquio di lavoro. L’incidente, avvenuto nell’estate del 2022, è ora oggetto di un processo in tribunale. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe inizialmente riempito la giovane di complimenti, per poi tentare di baciarla e toccarla in modo inappropriato. Il produttore, di 60 anni e licenziato da Mediaset, si è dichiarato innocente.

La giornalista ha testimoniato che durante il colloquio, l’uomo la elogiò per le sue capacità e le promise prospettive di carriera. Tuttavia, dopo averla riempita di complimenti, tentò di baciarla e toccarla. La donna, dopo aver respinto le sue avance, ha presentato una denuncia.

Recentemente, il produttore è stato rinviato a giudizio dalla quinta sezione del Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Stefano Pizza. Nonostante le accuse, l’uomo continua a professarsi innocente e si prepara a difendersi in aula.

Il 25 ottobre, la giornalista ha testimoniato in tribunale, accompagnata dai genitori, descritti come figure influenti nel mondo della televisione.

“Ho un appuntamento nello studio del produttore. Dovrebbe essere un colloquio sereno, e mi siedo tranquilla. La prima cosa che mi dice è quanto sono contenti del mio lavoro. Mi riempie di complimenti: ‘Sei brava di qua, sei eccezionale di là’. Insomma, mi fa un sacco di elogi”, ha raccontato la giornalista. “Aggiunge che, se continuerò così, farò strada nella vita. Parole che mi hanno lusingata, ma ho cercato di mantenere il giusto distacco”.

Tuttavia, dopo una serie di complimenti eccessivi, il produttore ha iniziato a comportarsi in modo inadeguato: l’ha invitata ad alzarsi per osservarla meglio e ha commentato: “Stai bene fisicamente”.

Pochi istanti dopo, la molestia è avvenuta. “Mi ha dato un bacio sulla guancia, poi mi ha messo le mani addosso. Ho provato a allontanarlo, ma ha tentato di baciarmi sulla bocca. Sono rimasta scioccata. Ho preso le mie cose e me ne sono andata”, ha dichiarato in aula.

Dopo aver respinto le avances, la situazione lavorativa della donna è peggiorata: ha riferito di un’atmosfera ostile, sentendosi improvvisamente evitata dai colleghi, al punto da sentirsi “colpevole”. Nel frattempo, il produttore è stato sospeso dall’azienda in attesa della conclusione del processo.

Le donne e il mondo del lavoro: una realtà ingiusta

In Italia, una donna su quattro non ha un’occupazione stabile, pur desiderando e potendo lavorare. È spesso disoccupata, scoraggiata o vincolata a contratti part-time non voluti. Al Sud, la situazione è ancora più grave, con il tasso di “non lavoro” che raggiunge il 42%.

Questi dati preoccupano più del tasso ufficiale di disoccupazione, che include solo chi ha compiuto almeno un’azione di ricerca attiva. Nel quarto trimestre 2023, la disoccupazione femminile è scesa all’8,7%, ma nel Mezzogiorno era quasi il doppio. Tuttavia, il fenomeno degli “scoraggiati” e dei sottoccupati in Italia è particolarmente esteso rispetto agli altri Paesi europei.

Negli altri Paesi UE, la distanza tra i disoccupati ufficiali e coloro che vivono nel “limbo del non lavoro” è meno marcata. Nell’UE a 27, il tasso di mancata partecipazione è dell’11,1%, con differenze di genere meno pronunciate rispetto all’Italia. In Germania, ad esempio, il tasso di mancata partecipazione è del 6,5%, con una differenza tra uomini e donne di solo mezzo punto percentuale. Italia è in fondo alla classifica, seguita solo da Spagna (22,5%) e Grecia (19,9%).

In Italia, le disparità interne sono particolarmente significative: tra Trentino Alto Adige e Sicilia, il “labour slack” femminile quadruplica, passando dall’11,3% al 47,4%.

A complicare il quadro c’è il lavoro nero, diffuso soprattutto nel Mezzogiorno, che contribuisce all’alto tasso di part-time involontario, il 57,9% (il più elevato in Europa). Spesso nei servizi, si propongono contratti da 18 ore settimanali che, all’occorrenza, si estendono a 40 ore, con straordinari pagati irregolarmente. Così, i lavoratori rimangono intrappolati, impossibilitati a cercare un secondo lavoro che migliorerebbe il reddito mensile. Quella che doveva essere una misura di conciliazione diventa quindi una trappola, soprattutto per le donne.

Molestie sul lavoro: le donne che usano Internet sono più esposte

Le donne che utilizzano internet per lavoro o studio subiscono più frequentemente molestie rispetto alle colleghe che non ne fanno uso. Secondo il report Istat “Le molestie: vittime e contesto”, clicca qui, circa due milioni di donne hanno subito molestie e ricatti nell’ambiente di lavoro. La percentuale di chi dichiara di aver ricevuto offese o proposte sessuali online durante l’orario lavorativo raggiunge il 15%, rispetto al 12,6% delle colleghe non coinvolte nell’uso di internet. A espandere il fenomeno delle molestie si aggiungono contenuti sessualmente espliciti, avances umilianti e offensive sui social, email o messaggi. Questi episodi si sommano alle molestie che già colpiscono le donne tra i 15 e i 70 anni nei luoghi di lavoro.

Confrontando i dati con quelli degli ultimi tre anni, emerge un aumento delle segnalazioni di molestie online. Questo comporta un rischio maggiore per le lavoratrici, che hanno il 3,8% di probabilità in più di subire qualche forma di molestia sui social media o sulle app di messaggistica durante l’orario di lavoro. Già nel 2023, un’indagine di Passport-Photo Online aveva evidenziato come molte professioniste ricevessero, almeno una volta, messaggi inappropriati su LinkedIn, la nota piattaforma di networking professionale. Secondo il report, il 91% delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto contenuti molesti via chat, e il 43% ha vissuto il disagio di dover affrontare e rispondere a questi messaggi. Gli effetti di queste molestie influenzano le lavoratrici e la loro carriera anche dopo la cessazione degli episodi: il 74% delle intervistate ha infatti ridotto la propria attività sulla piattaforma, con un impatto diretto sulle proprie opportunità professionali.

Il report Istat offre un quadro complessivo delle molestie, analizzando i casi sia durante sia al di fuori dell’orario di lavoro e suddividendoli per genere. Il dato emerso è chiaro: nel corso della vita, le donne subiscono molestie 4,5 volte più frequentemente degli uomini. In particolare, il 12,1% delle donne (contro l’1,8% degli uomini) riporta di aver subito offese come sguardi inappropriati, proposte di immagini o foto a contenuto sessuale, commenti sul corpo o sulla vita privata, avances offensive e degradanti sui social media, email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Le differenze di genere si accentuano anche nelle proposte sessuali indesiderate: ne è vittima il 5,9% delle lavoratrici, contro l’1% dei lavoratori. Inoltre, il 2,6% delle donne (contro lo 0,2% degli uomini) ha subito molestie di natura fisica.

Risultati analoghi emergono dal Survey L.E.I. della Fondazione Libellula, che ha raccolto le testimonianze di oltre 11 mila lavoratrici e libere professioniste in Italia. Dal report risulta che 7 lavoratrici su 10 hanno ricevuto allusioni e commenti sul proprio aspetto fisico, 4 su 10 hanno subito contatti fisici indesiderati e 3 su 10 sono state oggetto di richieste o comportamenti a sfondo sessuale. Il sondaggio della Fondazione Libellula evidenzia inoltre le conseguenze fisiche e psicologiche delle molestie: ansia, depressione e stress post-traumatico sono comuni tra le donne che ne sono vittime, con impatti negativi sulla produttività e sulle opportunità di carriera.

Nel 80% dei casi, gli autori delle molestie sono uomini; al contrario, quando le vittime sono uomini, la differenza è meno marcata: il 42,5% di loro subisce molestie da altri uomini e il 39,3% da donne. Tuttavia, il 14% delle donne e il 25,9% degli uomini preferiscono non specificare l’identità dell’autore. Per le donne, l’autore della molestia è spesso un collega maschio (37,3%) o una persona con cui si interagisce professionalmente, come un cliente, paziente o studente (26,2%). Inoltre, in un caso su cinque le molestie non si limitano a episodi isolati: le denunciatrici riferiscono di aver subito più episodi dalla stessa persona.

Le molestie sul lavoro colpiscono in modo particolare le giovani donne: il 20% delle vittime si colloca nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, rispetto al 4% degli uomini della stessa età. Le donne subiscono molestie sia nel settore privato (14,4%) sia nel pubblico (13,5%), con un’incidenza maggiore tra le laureate: il 14,8% delle donne con titolo universitario ha subito molestie, rispetto al 12,3% di chi possiede un titolo inferiore. Analizzando le posizioni professionali delle vittime, gli uomini in ruoli apicali, come dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, riportano un tasso di molestie del 4,4%, mentre per le donne i ruoli più a rischio sono quelli di operaie (16,4%) e impiegate o quadri direttivi (15%).

Questo dato incide sulle possibilità di denuncia: per chi si trova in una posizione di dipendenza lavorativa, il timore di perdere il proprio impiego – e con esso l’indipendenza economica – rende più difficile segnalare le molestie subite. Come sottolineato ripetutamente dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i dati risentono «probabilmente del fatto che molti episodi restano nascosti, poiché le vittime, anche per paura di perdere il lavoro, evitano di parlarne». Di conseguenza, 8 donne su 10 scelgono di non denunciare. Molte segnalano inoltre l’assenza, all’interno delle aziende, di una figura di riferimento per ricevere supporto o effettuare segnalazioni, e lamentano la mancanza di corsi di formazione che aiutino a riconoscere e contrastare il problema delle molestie.