In Finlandia sono state archiviate le denunce per le feste a Sanna Marin

Le denunce depositate in Finlandia contro la premier Sanna Marin per la sua partecipazione a diverse feste sono state archiviate. Secondo il cancelliere alla Giustizia, che in Finlandia si occupa di valutare la legalità delle azioni dei membri di governo, non c’è però “alcuna ragione di sospettare che Sanna Marin abbia condotto attività illegali o abbia avuto mancanze nelle sue funzioni ufficiali”. Il cancelliere alla Giustizia ha stimato che le denunce non hanno messo in luce alcuna violazione di “specifiche funzioni ufficiali”, per cui si tratta di denunce improcedibili non avendo alcun “legame giuridico pertinente con l’azione ufficiale di un ministro”. Per quanto riguarda, invece, il giudizio sugli aspetti morali e sociali della vicenda, non si tratta di questione di giustizia ma di “prerogativa del Parlamento”.

“Farfalle” della ginnastica ritmica: commissariata l’Accademia. Vigilanza costante

A seguito delle denunce mosse da Nina Corradini e Anna Basta, le due ex della ritmica, l’Accademia internazionale di Desio è stata commissariata. Una vigilanza permanente per evitare eventuali altri abusi. Al commissario verrà affidata la gestione di tutte le attività dell’Accademia che esulano dall’allenamento delle atlete. Le due ex atlete hanno voluto denunciare presunti abusi e vessazioni in particolar modo legati al loro peso e alla loro alimentazione: Nina Corradini e Anna Basta, hanno denunciato quello che accadeva dietro le quinte nel mondo della ginnastica ritmica con presunte umiliazioni, vessazioni e pressioni, legate soprattutto al loro peso.

L’appello delle madri di due atlete 14enni: «Finora emersa solo la punta di un iceberg»

Il fenomeno dei maltrattamenti e umiliazioni che sta emergendo in questi giorni dal mondo della ginnastica femminile è ben più grave e profondo di quanto si conosca finora. Lo scrivono le madri due atlete di 14 anni vittime degli insulti della loro allenatrice di ginnastica ritmica. «Quello che sta uscendo in questi giorni nel mondo della ginnastica ritmica ad alto livello non è che la punta di un iceberg che affonda la sua base anche in alcune piccole società».

Le due madri raccontano di aver scoperto l’incubo vissuto dalle loro figlie per caso, grazie a un tema scritto a scuola segnalato poi dai professori alle famiglie. «Sembri un maiale che si rotola nel fango – diceva un’allenatrice a un’atleta – non farai mai niente nella vita, non andiamo alla sagra della porchetta».

Per quei ripetuti insulti, le ragazze sono state portate a «vivere il loro sogno come un incubo da cui non riuscivano a venire fuori, tanto da decidere di smettere se non fossimo intervenute in tempo per allontanarle da quell’ambiente e spostarle in un’altra società». Ma i problemi non sono terminati dopo essere andate via. Sarebbe poi iniziato un calvario burocratico, con esposti e ricorsi al tribunale sportivo con il procedimento concluso a luglio 2022, quando i giudici hanno deciso lo stop per poco più di un mese all’ex allenatrice.

Giulia Galtarossa, ex campionessa mondiale di ritmica, insultata ed umiliata. “Abbiamo un maialino in squadra”

L’ex campionessa mondiale di ritmica Giulia Galtarossa veniva insultata e umiliata davanti alle compagne al momento del peso e veniva pesata anche quattro volte al giorno: «Era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento. Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: “Giulia, tu ti stai mangiando una pera?” Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: “Abbiamo un maialino in squadra”». Giulia Galtarossa ha detto che «l’esperienza all’Accademia di Desio» le «ha rovinato la vita»: lì, ha cominciato ad avere gravi disturbi del comportamento alimentare che più tardi le sono stati diagnosticati. Ha già raccontato la propria situazione nel 2012 alle allenatrici e avevano però «minimizzato il problema».

Galtarossa dice infine di aver subito «il lavaggio del cervello»: «Per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta. L’unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi».

Ginnastica ritmica, Anna Basta: “Mi volevano più magra, ho pensato al suicidio”

Anna Basta, nel giro azzurro dal 2016 al 2020 prima del ritiro per motivi personali, ha raccontato di aver pensato al suicidio schiacciata da pressioni e umiliazioni. “Una volta non ho agito perché è entrata una persona in stanza e mi sono scossa. La seconda ero in mezzo alla gente”. Il problema principale era quello legato al peso, e alla necessità di non ingrassare, come confessato anche dall’ex compagna Nina Corradini. Proprio come la sua ex compagna Nina che ha ammesso di aver fatto ricorso ai lassativi per cercare di mantenere il peso richiesto, anche lei disperata e in balia spesso di attacchi di panico ha cercato soluzioni pericolose per il proprio organismo: “Nina usava i lassativi? Io prendevo le Dieci Erbe, delle pastiglie che aiutano ad andare in bagno. Il problema è che le ho usate in modo improprio“. L’ex Farfalla azzurra si sta impegnando per aiutare le ragazze più giovani a non cadere nei suoi stessi errori: “Appena ho cominciato a parlare ho incrinato molti rapporti, ci sono state reazioni brutte però io vado avanti, lo faccio per le bambine”. Vuole andare fino in fondo l’ex atleta: “Con una nutrizionista pubblichiamo post sui disturbi alimentari. Ne hanno bisogno molti adolescenti, non solo del mondo della ritmica: i social ti inducono al perfezionismo”.

A Pisa bocciata la formazione per docenti e studenti sulla parità di genere

Il progetto di “Azioni di parità per la Provincia di Pisa” il cui tema è quello della discriminazione e violenza di genere, finanziato su fondi Por della Regione Toscana e dedicato alla formazione di insegnanti e studenti sulla discriminazione e sulla violenza di genere, non è stato discusso con urgenza al Consiglio comunale di Pisa, impedendo di fatto alle scuole del territorio comunale di partecipare. 

“Eppure, le convenzioni internazionali e la stessa legge italiana indicano i percorsi di decostruzione degli stereotipi e di educazione al rispetto come strumenti efficaci per affermare la cultura della parità e prevenire il dilagare della violenza domestica. Ci sconcertano le motivazioni per il voto contrario dove il consigliere nella sua dichiarazione di voto contraria all’adesione al progetto afferma che quest’ultimo ‘viola i principi educativi che spettano solo e soltanto alle famiglie per Costituzione’ e che ‘le azioni tese a contrastare e prevenire la violenza e le discriminazioni di genere e a promuovere le pari opportunità… rappresentano un vero e proprio indottrinamento”.” Non possiamo comprendere come un progetto educativo contro la violenza verso le donne venga derubricato a ‘indottrinamento’. Siamo convinti che con questo voto contrario alla partecipazione del Comune al progetto sia stata persa una preziosa opportunità di crescita civica e culturale” – scrivono docenti e genitori.

La farfalla Nina Corradini scuote la ginnastica ritmica. “Violenze e umiliazioni per non farci mangiare”

Umiliazioni verbali che Nina Corradini ha deciso di raccontare un anno e mezzo dopo che è riuscita a uscire dal “circolo vizioso”.

La farmacia era l’unico posto che per due anni ha frequentato, oltre la palestra e la stanza 204 dell’hotel di Cesano Maderno. L’atleta della Nazionale Nina Corradini, adesso 19enne ma all’epoca minorenne, ci andava di nascosto per comprare il lassativo Dulcolax, “un estremo tentativo” per soddisfare i parametri del peso della squadra azzurra di ginnastica ritmica e non ricevere così le “pressioni mentali” delle allenatrici della Federginnastica.

Riavvolgere il nastro per Nina Corradini non è facile: “Fino a qualche mese fa piangevo ancora, però ora riesco a raccontare tutto senza lacrime. Merito anche delle sedute dallo psicologo, sono in cura da un anno”. Aveva 15 anni quando, nella primavera del 2019, è stata chiamata dalla Federazione per una prova. Poi mi hanno convocato per i tre mesi estivi a Follonica, al termine dei quali sono stata confermata in squadra.
7-8 ore di allenamento al giorno, poi le lezioni fino alle 20 per la scuola privata. I primi due mesi sono trascorsi con serenità, poi il mondo che aveva idealizzato è svanito: Per le allenatrici ero solo una pedina, non c’era rapporto umano. Non mi hanno mai chiesto come stessi”.

Nina quotidianamente veniva pesata con le altre compagne, “in mutande e davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice”, che segnava i dati su un quadernino ed emetteva il proprio giudizio: “Cercavo di mettermi ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”. Una sofferenza”.

Il controllo del peso avveniva dopo la colazione. “Il lassativo mi disidratava e, non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel mio corpo. Una volta sono svenuta a colazione, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensavano fosse una scusa”.

Il rapporto delle allenatrici con le atlete variava in base al loro peso: “Se eri dentro i loro canoni ti trattavano in modo diverso. Il cibo era diventato un incubo, pensavo alle conseguenze del mangiare determinati alimenti. Avevo imparato che di notte perdevo 3 etti e che un bicchiere d’acqua ne pesava 2”.

Tuttora Nina, al primo anno di Scienze della comunicazione, deve fare i conti con i fantasmi del passato: “Faccio fatica a mangiare davanti ad altre persone”. Con le sue parole vuole rompere il silenzio che si cela su queste pressioni psicologiche. “Spero di dare voce a tutte le altre vittime di queste pressioni”.

Jessica Morlacchi insultata sui social: “Per non fare la poco di buono fai la parte della molestata”

La Rai ha interrotto il contratto di collaborazione con il cantante e conduttore televisivo Memo Remigi per il programma Oggi è un altro giorno. Durante una puntata in diretta su Rai 1, Remigi ha palpeggiato la cantante Jessica Morlacchi. Quest’ultima è stata insultata sui social. Su Instagram, sono diversi i commenti di chi ha visto in lei una reazione eccessiva, dettata dalla volontà di non ledere la propria immagine una volta che il filmato è diventato virale, facendo scoppiare il caso molestie a Oggi è un altro giorno.

“Dovevi difendere il grande Memo. Se non veniva fuori questa storia, te la saresti tenuta la paccatina, perché così eravate soliti scherzare. Ora per non passare per la poco di buono fai la parte della molestata? Dovevi denunciare prima se davvero ti aveva infastidito”, le hanno scritto.

Jessica Morlacchi reagisce all’ondata hater che l’ha travolta in contemporanea alla valanga di affetto e solidarietà dopo il gesto spiacevole ricevuto dal collega Memo Remigi.

“Avviso tutta Italia che mi stanno arrivando un bel po’ di questi messaggi…Come cresceranno “confuse” le vostre figlie…sono davvero dispiaciuta. Ricordatevi cari geni che la confidenza verbale è una cosa, le mani vanno tenute in tasca. E a tutti coloro mi stanno mandando questa tipologia di messaggi, mando un gesto internazionale (emoji di un dito medio, ndr)” commenta la cantante.

Memo Remigi palpeggia la cantante Jessica Morlacchi in diretta. Cacciato dal programma di Rai 1 “Oggi è un altro giorno”

La Rai ha interrotto il contratto di collaborazione con il cantante e conduttore televisivo Memo Remigi per il programma Oggi è un altro giorno. Durante la puntata di venerdì scorso, in diretta su Rai 1, Remigi ha palpeggiato la cantante Jessica Morlacchi. Era in piedi di fianco a Morlacchi e le avvolgeva le spalle con un braccio durante un annuncio della conduttrice: a un certo punto il cantante ha progressivamente abbassato la mano fino a palpare il sedere di Morlacchi, che a quel punto ha cercato di allontanarlo. Il comportamento di Remigi ha violato il codice etico dell’azienda. Remigi sostiene che il suo era «soltanto un gesto innocente e scherzoso» nei confronti di una stimata collega, di cui non aveva intenzione di «urtare la sensibilità».

Una mamma non interessa. Giulia e il suo colloquio di lavoro: “Domande su mio figlio e poi scartata”

Giulia Scannavino, una giovane donna di 28 anni con una laurea in Lingue straniere alla Sapienza di Roma, è stata rifiutata in un colloquio di lavoro da una nota compagnia italiana perché madre di un bambino di 2 anni.

“Non mi è stato chiesto cosa ho imparato dalle precedenti esperienze lavorative e neanche quali fossero le mie future aspirazioni. Non mi hanno fatto domande del tipo ‘come ti vedi tra 5 anni’. Non hanno neanche letto il mio curriculum, se proprio dobbiamo dirla tutta”. Qual è stato il “problema”? Giulia ne è convinta: il suo essere mamma ha purtroppo influito negativamente sulla scelta del candidato” dichiara la ragazza su un suo noto post su LinkedIn.

A questo si aggiunge il fatto che le siano state poste domande sulla sua vita personale.

“Io non ho nessun problema a descrivermi: sicura rispondo senza farmi intimorire – scrive Giulia – Dopo qualche minuto la situazione degenera. La recruiter inizia a chiedermi come farò a lavorare con un bambino di due anni. Se ho pensato che la mia vita con un lavoro sarà ancora più frenetica. Mi chiede con voce provocatoria come farò a trascorrere il giorno di Natale a lavoro anziché a casa con mio figlio. Sempre con lo stesso tono, mi domanda come farò a non partire con lui durante le sue vacanze estive ad agosto e se soffrirò a mandarlo da solo al mare con il papà”.

In sede di colloquio è impensabile tale atteggiamento. Giulia esce dal colloquio distrutta, triste, amareggiata e scoraggiata perché quelle domande hanno, senza alcun limite o filtro, frantumato il suo essere donna. 6Libera esprime indignazione non solo per il già grave contenuto delle domande e insinuazioni in fase di colloquio oggetto della testimonianza nel post ma anche per il contenuto ancora più grave dei commenti degli altri HR.