Dalla Commissione Ue nuove norme per combattere la violenza contro le donne

Tra le conseguenze negative della pandemia, si registra anche un aumento di violenza contro le donne e di violenza domestica in Europa. Proprio in occasione dell’8 marzo, la giornata internazionale della donna, è stata introdotta una normativa che prevede modalità di denuncia più sicure, più semplici, accessibili anche online e con una maggiore tutela dei minori.

La Commissione europea ha proposto una direttiva che renderà penalmente perseguibili lo stupro come atto basato sulla mancanza di consenso, le mutilazioni genitali femminili e la violenza online, con particolar riferimento alla condivisione non consensuale di immagini intime, lo stalking online, le molestie online e l’incitamento alla violenza e all’odio online.

“Troppe donne, ragazze e bambine sono vittime di stupri, molestie o abusi: non c’è posto per tutto questo nell’Europa moderna. Purtroppo, però, la situazione non sta migliorando con sufficiente rapidità e la violenza online sta aumentando vertiginosamente” dichiara la vicepresidente per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová.

La violenza contro le donne e la violenza domestica colpiscono una donna su tre nell’Ue: una su due ha subito molestie sessuali, mentre una su 20 riferisce di essere stata violentata. Aumenta anche la violenza online, in particolare per le donne che lavorano nella sfera pubblica. È stato infatti stimato dalla Commissione che una giovane donna su due abbia subito violenza informatica di genere. L’incremento negativo riguarda anche la violenza nei luoghi di lavoro. Infatti, circa un terzo delle donne nell’Ue vittime di molestie sessuali le hanno subite al lavoro.

Le nuove regole rafforzano l’accesso delle vittime alla giustizia e incoraggiano gli Stati membri ad aprire degli sportelli unici dedicati. Nei procedimenti giudiziari le prove o le domande relative alla vita privata delle vittime, in particolare alla loro storia sessuale, potranno essere utilizzate solo quando strettamente necessario. Le vittime, inoltre, avranno il diritto di chiedere il pieno risarcimento dei danni, compresi i costi dell’assistenza sanitaria, del mancato guadagno, dei danni fisici e psicologici. Gli Stati membri dovrebbero scambiarsi le migliori pratiche e consultarsi sui casi di rilevanza penale, anche attraverso Eurojust e la rete giudiziaria europea. Per seguire i progressi compiuti e monitorare la situazione in tutti gli Stati membri, la Commissione ha proposto di introdurre anche un obbligo per i Paesi membri di raccogliere dati sulla violenza contro le donne e la violenza domestica da utilizzare ai fini di un’indagine condotta a livello dell’Ue ogni cinque anni. La proposta prevede infine un sostegno mirato a gruppi con bisogni specifici o a rischio, ad esempio le donne in fuga dai conflitti armati.

Mai più in silenzio – evento di sensibilizzazione nel territorio di Carini contro ogni forma di violenza

Nella giornata della festa della donna si è tenuto al Castello di Carini l’incontro “Mai più in silenzio” organizzato dall’associazione culturale no profit “La Mongolfiera”. L’obiettivo di questo incontro non era solo quello di parlare di violenza, di qualsiasi tipologia, nei confronti delle donne, ma di violenza in tutti gli ambiti e per qualsiasi individuo.  Tra gli ospiti di questo incontro, in cui sono stati invitati gli studenti e i docenti degli istituti comprensivi di Carini e l’istituto Cascino di Palermo, era presente il presidente di Confapi Sicilia, Dhebora Mirabelli, che ha illustrato i punti più importanti della convenzione ILO ed ha presentato l’Osservatorio contro le violenze nei luoghi di lavoro, 6Libera.

Un’importante menzione va proprio a questo osservatorio, attraverso cui è possibile certificare la propria azienda come realtà lavorativa che opera “ConFare Sicuro” perché dichiara inaccettabile ogni condotta lesiva della dignità umana e dell’affermazione del principio di pari opportunità dei lavoratori. Un modo per esprimere la propria tolleranza zero verso ogni forma di molestia, violenza e mobbing e impegnarsi a prevenire e contrastare ogni condotta contraria alla tutela della sicurezza e salute dei tuoi lavoratori. Con pochi click puoi entrare a far parte di un mondo etico. Clicca qui

Esserci per cambiare. Persona, Lavoro, Partecipazione per il futuro del paese. 6Libera presente al XIII Congresso della Cisl Sicilia

Si terrà a Taormina il XIII congresso regionale Cisl. Si svolgerà martedì 1 e mercoledì 2 marzo. Parteciperanno 350 delegati, vertici istituzionali – dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno alla ministra per il Sud Mara Carfagna al governatore Nello Musumeci – rappresentanti di forze economiche e sociali. Tra gli altri, il vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani imprenditori, Riccardo Di Stefano. E il leader nazionale Cisl Luigi Sbarra oltre al segretario uscente della Cisl Sicilia, Sebastiano Cappuccio, che aprirà i lavori con la relazione che sarà letta l’1 mattina alle 9,45. Seguirà un focus (“Ma la Sicilia riparte?”) su Pnrr, fondi Ue e prospettive di sviluppo dell’Isola. Vi prenderanno parte i rappresentanti delle istituzioni regionali, nazionali e Ue che saranno intervistati dai vertici delle principali testate dell’Isola: Rino Cascio, caporedattore della Tgr Rai Sicilia; Lino Morgante, direttore editoriale di Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia; Antonello Piraneo, direttore responsabile de La Sicilia e Marco Romano, direttore responsabile del Giornale di Sicilia. A moderare il confronto, la giornalista Elvira Terranova (Adnkronos). Il pomeriggio dell’1 proseguirà con il dibattito, che si concluderà alle 19 con l’intervento del segretario generale Sbarra.
Mercoledì 2 la tabella di marcia congressuale prevede gli interventi, in mattinata, di: Giulia Giuffrè, portavoce dell’Osservatorio contro la violenza di genere nei luoghi di lavoro, 6Libera;  Ekatherina Ziuzuk dell’associazione Supolka che riunisce i profughi bielorussi in Italia. E di Maria Falcone, presidente della fondazione intitolata al fratello Giovanni.
A seguire, le operazioni di voto per l’elezione del nuovo segretario e della nuova segreteria regionali, che dovrebbero concludersi intorno alle 14. (ug)

Per consultare la presentazione, clicca qui

Bonus INPS fino a 6.000 euro per assumere donne disoccupate

Prende il via un nuovo bonus Inps che è stato approvato quasi un anno fa dall’allora Governo Conte.

Nella legge n. 178 del 30 dicembre 2020, meglio nota come legge di bilancio 2021, sono state inserite alcune misure finalizzate a favorire ad incentivare l’occupazione dei giovani, ma anche delle donne in particolare. Il bonus fino a 6.000 euro spetta per le assunzioni di donne a tempo indeterminato e determinato, rispettivamente per 18 e 12 mesi, ma anche in caso di trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine non agevolati, anche se per questa tipologia l’incentivo spetta per 18 mesi dalla data di trasformazione. L’incentivo per assunzioni di donne prevede la decontribuzione totale, cioè del 100%, dei contributi previdenziali, fino alla suddetta cifra. Per poter richiedere il bonus INPS per le donne disoccupate è necessario essere residenti in una delle regioni ammissibili ai finanziamenti.

Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale dell’INPS.

Molestie nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro non può voltarsi dall’altra parte

Quando una donna dopo avere subito maltrattamenti e molestie sessuali sul luogo di lavoro da parte di un dipendente dell’azienda decide di denunciarlo, oltre all’autore del reato, anche il datore di lavoro ne risponde nei confronti della legge. Sono per lo più le donne ad essere destinatarie sia di molestie sessuali che di condotte vessatorie e discriminatorie, che spesso assumono rilevanza non solo nel processo civile ma anche in quello penale.

“I datori di lavoro sono tenuti, ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile, ad assicurare condizioni di lavoro tali da garantire l’integrità fisica e morale e la dignità dei lavoratori, anche concordando con le organizzazioni sindacali dei lavoratori le iniziative, di natura informativa e formativa, più opportune al fine di prevenire il fenomeno delle molestie sessuali nei luoghi di lavoro. Le imprese, i sindacati, i datori di lavoro e i lavoratori e le lavoratrici si impegnano ad assicurare il mantenimento nei luoghi di lavoro di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali, basate su princìpi di eguaglianza e di reciproca correttezza” – Legge n. 205/2017, articolo 26 del D.Lgs n. 198/2016 al comma 3-ter.

Ne risponde pertanto anche il datore di lavoro. Quindi, l’articolo 2087 del codice civile prevede l’obbligo dell’imprenditore/datore di lavoro di apprestare tutte le misure idonee a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei propri dipendenti. “La molestia è considerata un’inosservanza del datore di lavoro all’obbligo contrattuale di garantire l’integrità fisica e morale dei suoi dipendenti imposto dall’art. 2087 c.c.” – Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 6 marzo 2006 n. 4774.

Inoltre, l’art. 2049 del codice civile afferma la sua responsabilità per il fatto illecito commesso dai propri subalterni nell’esercizio delle loro incombenze laddove non dimostri di aver fatto tutto quanto possibile per impedire l’evento dannoso dall’altro.

“Il datore di lavoro ha l’obbligo di analizzare e individuare con il massimo grado di specificità, secondo la propria esperienza e la migliore evoluzione della scienza tecnica, tutti i fattori di pericolo concretamente presenti all’interno dell’azienda, avuto riguardo alla casistica concretamente verificabile in relazione alla singola lavorazione o all’ambiente di lavoro, e, all’esito, deve redigere e sottoporre periodicamente ad aggiornamento il documento di valutazione dei rischi previsto dall’art. 28 del D.Lgs. n. 81/2008, all’interno del quale è tenuto a indicare le misure precauzionali e i dispositivi di protezione adottati per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori” – Cassazione Penale, 12 gennaio 2018, n. 1219

Il tribunale giudicherebbe pertanto l’imputato penalmente responsabile – ritenendo pienamente integrati i maltrattamenti dai ripetuti atti di violenza psicologica (apprezzamenti volgari a sfondo sessuale, richieste di incontri extra-lavorativi, battute e allusioni alternate a insulti e umiliazioni, anche alla presenza dei colleghi) e le molestie sessuali dai ripetuti palpeggiamenti in varie parti del corpo, dagli strusciamenti del corpo subiti dalla donna, dai tentativi di estorcerle baci – condannandolo al risarcimento dei danni patiti dalla lavoratrice, ma riterrebbe anche la società datrice di lavoro civilmente responsabile, unitamente all’imputato, per i medesimi danni. Riterrebbe quindi che anche il datore di lavoro – non avendo attuato le misure adeguate a tutelare la lavoratrice, sebbene messo più volte al corrente delle condotte che era costretta a subire – debba rispondere del danno causato dal comportamento illecito dell’imputato, anch’egli proprio dipendente.

In sostanza, il datore di lavoro di fronte agli atti illeciti di un proprio dipendente non può semplicemente voltarsi dall’altra parte, ma deve intervenire per interrompere i comportamenti dannosi e per prevenire la ripetizione del reato, apprestando tutte le misure adeguate a tal fine. Il datore di lavoro, infatti, può liberarsi da detta responsabilità solo se riesce a fornire in giudizio la prova (peraltro non agevole) di avere fatto tutto il possibile per evitare l’evento. In difetto, è tenuto a rispondere, solidalmente con l’autore del reato, dei danni (anche di natura non patrimoniale) che quest’ultimo abbia causato.

Tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Europa

Si parla ancora di “divario di genere”. Nonostante alcuni importanti risultati raggiunti negli ultimi anni, la partecipazione femminile alla vita lavorativa del Paese è inferiore a quella degli uomini, oltre ad essere penalizzata da retribuzioni più basse. In più, molte volte le donne si trovano in un bivio: optare per la carriera o per la famiglia?

Ad aggravare una situazione già, di per sé, poco stabile, si aggiunge la pandemia, che non solo ha impattato sul mondo del lavoro – secondo l’Istat tre quarti dei 444 mila posti di lavoro persi nel 2020 erano occupati da donne – ma anche il carico sulle famiglie, spesso su spalle femminili.

Il tasso di occupazione femminile scende ulteriormente tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud Italia (32,5%). Il tasso delle donne Neet – tutte le giovani donne che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione – è cresciuto dal 27,9% al 29,3%, contro una media dell’Unione europea del 18%. Segna un brusco aumento anche il numero di donne costrette al lavoro part-time involontario, passando dal 60,8% del 2019 al 61,2% del 2020. In Europa questo tasso è al 21,6%, circa tre volte in meno.

Secondo Eurostat, il 37,3% delle donne italiane non lavora per occuparsi dei figli o di parenti. Infatti, in Italia, gli asili nido ospitano solo il 24,7% dei bambini con meno di tre anni. Se in famiglia non si trova un equilibrio tra nonni, babysitter e lavoro, sono proprio le donne le prime a sacrificarsi.

Almalaurea ha pubblicato nel mese di gennaio 2022 il rapporto di genere, in cui si evince che le donne hanno rappresentato il 60% dei laureati nel 2020, mostrando migliori performance in termini di regolarità e voto finale, oltre che ad essere più propositive, durante il periodo di studi, ad aderire ad attività di studio all’estero. Sempre su Almalaurea si nota che il tasso di occupazione femminile continua a registrare percentuali inferiori a quelle degli uomini. Questo divario si evidenzia anche nelle forme contrattuali e nella retribuzione. A cinque anni dalla laurea, infatti, gli uomini percepiscono in media circa il 20% in più e occupano professioni di livello più alto.

Il tasso di occupazione femminile in Italia rimane fermo al 49,9%, quasi venti punti percentuali in meno rispetto agli uomini e comunque tra i più bassi d’Europa. In sostanza, per la prima volta dal 2013, l’occupazione femminile nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia da Covid-19, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%) e la distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare i 18,2 punti percentuali, contro i “soli” 10,1 punti della media europea.

Agevolazioni Imprenditoria Femminile

Fondo Impresa Donna, ripartizione del decreto attuativo dei 400 milioni di euro

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, punta a migliorare i livelli di occupazione delle donne con una crescita del 4 per cento. E per farlo mette in campo, tra gli altri strumenti, una leva di 400 milioni di euro per potenziare fino al 2026 vecchi e nuovi incentivi (clicca qui per consultare la Gazzetta Ufficiale del 02 febbraio).

Il 40 per cento dei fondi previsti dal PNRR saranno destinati a progetti da realizzare in Abruzzo, in Basilicata, in Calabria, in Campania, in Molise, in Puglia, in Sardegna e in Sicilia. Questo investimento ha l’obiettivo di rimodulare gli attuali sistemi di sostegno all’imprenditoria femminile per aumentare la loro efficacia, agevolare la realizzazione di progetti imprenditoriali esistenti, supportare le startup femminili con mentoring e assistenza tecnico-manageriale e creare con un clima favorevole all’imprenditoria femminile.

La cifra a disposizione sarà distribuita tra Fondo Impresa DonnaNuove Imprese a Tasso Zero e Smart&Start.

Le risorse saranno destinate in primis al Fondo Impresa Donna, istituito dalla Legge di Bilancio 2021 e non ancora operativo, per cui è stata prevista una dotazione iniziale di 40 milioni di euro per garantire a imprese femminili, già esistenti o da creare, contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati.

Un’altra parte a Nuove Imprese a tasso Zero, che prevede lo stesso mix di incentivi per la copertura fino al 90 per cento di spese fino a 3 milioni di euro, e Smart&Start che prevede finanziamenti senza interessi fino al 90 per cento per piani d’impresa delle start up da 100 mila euro a 1,5 milioni di euro e servizi di tutoraggio.

Si attende, ora, il provvedimento per poter presentare domanda di accesso ai benefici.

Dignità è impedire la violenza sulle donne e il non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, nel messaggio del suo recente giuramento per il rinnovo come Presidente della Repubblica, ha definito che, citando testualmente, “la dignità è impedire la violenza sulle donne, piaga profonda e inaccettabile che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio” e “la dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità”.

Utilizza proprio il sostantivo dignità, ovvero “il rispetto che l’uomo deve sentire nei confronti di sé stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati”. Purtroppo molto spesso, più di quanto si possa immaginare, è proprio la consapevolezza di sapere quali sono gli atteggiamenti sbagliati che l’uomo può esercitare, verbalmente o fisicamente, a mancare anche all’interno dei luoghi di lavoro. Come afferma il Presidente della Repubblica, esso è più un problema culturale e sociale. Soffermandoci proprio su quest’ultimo aspetto, possiamo rievocare quanto affermava il noto sociologo Pierre Bourdieu con il termine di violenza simbolica. Gli studi sociologici di Pierre Bordieu pongono infatti molta attenzione a questa forma di violenza fortemente interiorizzata, definendola un determinato comportamento esercitato come una visione del mondo, dei ruoli sociali e delle strutture mentali. Il Presidente della Repubblica pone degli strumenti molto potenti per contrastare questa mentalità che vede la società come dominata da dei comportamenti fortemente interiorizzati. Gli strumenti per contrastare queste logiche, come afferma il Presidente della Repubblica, sono la forza della cultura, dell’educazione e dell’esempio. La cultura e l’educazione sono imprescindibili per una società che vuole crescere e che vuole sempre più slegarsi da questi pensieri inaccettabili. Inoltre, lo stesso sostantivo lo riscontriamo anche all’interno della nostra Costituzione, infatti come stabilito all’articolo 3, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”.

Sempre nel suo stesso messaggio, il Presidente pone molta attenzione anche ad un altro aspetto che coinvolge le donne all’interno dei luoghi di lavoro, e lo fa sempre anteponendo il sostantivo “dignità”. Come si può scegliere tra lavoro e maternità? Come è possibile che la società odierna porti la donna a fare una scelta così importante e al tempo stesso lesiva, mettendo alle due estremità due tipologie di realizzazione della donna che dovrebbero muoversi in una linea congiunta di pensiero e non parallela?

Eppure, purtroppo, in Italia c’è ancora molta strada da fare per far sì che le donne, ma anche i padri, possano iniziare il progetto di una famiglia senza dover rinunciare a nulla e sentendosi tutelati e rispettati pienamente.

D’altronde, anche in altre occasioni il Presidente della Repubblica si è espresso al riguardo. Come ad esempio nel giorno della Festa della Repubblica italiana.

“C’è un articolo, in particolare, della nostra Costituzione, quello sull’uguaglianza, che suggerisce una riflessione su quanto sia lungo, faticoso e contrastato il cammino per tradurre nella realtà un diritto pur solennemente sancito”, ha spiegato il Capo dello Stato.  “Questo principio, vero pilastro della nostra Carta, ha rappresentato e continua a rappresentare una meta da conquistare. Con difficoltà, talvolta al prezzo di dure battaglie”. Un cammino che per molti aspetti è “ancora incompiuto”. “Penso alla condizione femminile, all’impegno delle donne per una effettiva affermazione del diritto all’uguaglianza”. “Non siamo ancora al traguardo di una piena parità” tra uomo e donna. “Soprattutto riguardo alla condizione delle donne nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi – ha concluso – permangono disparità mentre cresce l’inaccettabile violenza contro di loro”.

Riprendendo le parole di Mattarella, ci auguriamo che la forza della cultura e dell’educazione possano muovere sempre più le coscienze.

Italia festeggia 1 anno dalla ratifica in Parlamento della Convenzione contro molestie e violenze nei luoghi di lavoro

Oggi 15 gennaio l’Italia festeggia 1 anno dalla ratifica in Parlamento della Convenzione contro molestie e violenze nei luoghi di lavoro.

Il primo osservatorio digitale europeo www.6libera.org festeggia con questo video emozionante del regista colombiano
Juan Diego Puerta López.

Di 6libera dice “Sono molto attento alle tematiche sociale, umanamente ho la necessità di non restare in silenzio, per questo la mia battaglia la faccio attraverso il mio strumento che è l’arte.”

Juan Diego Pietra Lopez nel 2014 riceve il “Premio Internazionale Anna Magnani” come miglior regista teatrale anno 2014 durante la 71° Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia.Nel 2015 viene scelto tra i 100 colombiani che si sono distinti per eccellenza nel mondo e che hanno ottenuto grande notorietà per il suo lavoro a livello internazionale. Nel 2018 gli viene assegnato per il teatro il “Premio Fiuggi per lo Spettacolo-Europa alle Fonti 2018” premio dedicato al teatro, al cinema, alla musica, alla scenografia e alla danza.

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Legge di Bilancio 2022: l’attenzione alla formazione sulla violenza di genere

Con la legge di bilancio 2022 (clicca qui), all’articolo 38, comma 2, lettera c, si pone particolare attenzione alla formazione del personale della scuola in riferimento al tema della violenza e della discriminazione di genere. Tali questioni dovranno essere promosse al fine di sensibilizzare anche gli studenti su questi argomenti, per giungere a una prevenzione della violenza nei confronti delle donne che sia prima di tutto un’azione culturale.

L’ex presidentessa della Camera Laura Boldrini si è pronunciata in riferimento alla scuola, richiedendo a gran voce: via il sessismo dai libri di testo.

“Nei libri di scuola, quando si parla di uomini si usano sempre aggettivi molto molto soddisfacenti, molto altisonanti, sono degli eroi, sono dei pittori, sono degli dei, dei vincitori, dei cavalieri; e invece quando si parla di ragazze, cambiano anche gli aggettivi. Agli uomini sono riservati aggettivi straordinari, aggettivi eccellenti e superbi; quando alle donne sono riservati aggettivi che ne riducono le qualità. Magari le donne sono gentili, sono servizievoli, sono pettegole, obbedienti. Allora se noi riserviamo questa differenza di rappresentazione tra gli uomini e le donne nei libri scolastici, gli orizzonti delle nostre figlie chiaramente si riducono. Se tutto quanto nella nostra società è mirato a ridurre l’autostima delle donne, l’orizzonte femminile si riduce. Siamo di fronte di nuovo a una discriminazione, è un atteggiamento sessista che non può essere tollerato nel 2021, quindi io dico agli autori dei libri e anche alle autrici, agli editori e alle editrici, di essere parte del cambiamento, essere parte dello sviluppo sociale di questo Paese, non rimanere allo stereotipo degli anni ’50 o ’60, perché la società è andata oltre”.

Tra gli obiettivi presenti nel piano, si pone attenzione non solo alle scuole, ma anche alla sensibilizzazione degli operatori dei settori dei media per la realizzazione di una comunicazione e informazione rispettosa della rappresentazione di genere e, in particolare, della figura femminile, anche attraverso l’adozione di codici di autoregolamentazione da parte degli stessi operatori. Si è posta sempre molta attenzione al riguardo, ma si è ritenuto ancora più importante ribadirlo a seguito delle dichiarazioni della conduttrice Barbara Palombelli, che commentando nel suo programma un ennesimo caso di femminicidio, ha dichiarato: “È lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante, esagerato, anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci…”. 

Riprendendo le parole dell’ex presidentessa della Camera Laura Boldrini, il pensiero della società mirato a ridurre l’autostima delle donne non può essere tollerato XXI secolo.