Un terzo dei lavoratori in Svizzera subisce molestie sessuali: urgono interventi e la ratifica della Convenzione OIL 190

In Svizzera, oltre 1,5 milioni di lavoratrici e lavoratori – ovvero almeno il 30% – hanno vissuto episodi di molestie sessuali o comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, come emerge da una recente indagine. Questi fenomeni colpiscono in particolare donne, giovani, apprendisti e lavoratrici precarie, confermando una dinamica già evidenziata da sondaggi condotti da Unia nei settori dell’edilizia, della ristorazione e dell’industria alberghiera.

Spesso, la violenza a sfondo sessuale si configura come un abuso di potere, aggravato dalla mancanza di misure protettive da parte dei datori di lavoro. Nonostante l’obbligo legale di garantire assistenza e protezione, molte aziende – soprattutto piccole e medie imprese (PMI) e realtà della Svizzera italiana – trascurano di intervenire adeguatamente. La mancanza di consapevolezza e strumenti specifici amplifica il problema, lasciando le vittime senza tutele efficaci.

A oggi, la Svizzera non ha ancora ratificato la Convenzione OIL 190 contro la violenza sul lavoro, a differenza di 45 altri Paesi. Questo ritardo, dovuto a un blocco parlamentare, è ritenuto inaccettabile. Unia sollecita una ratifica immediata della Convenzione per offrire finalmente una protezione concreta e sistematica alle lavoratrici e ai lavoratori.

Un impegno deciso da parte di istituzioni e imprese è fondamentale per creare un ambiente lavorativo sicuro e rispettoso, dove le molestie sessuali siano prevenute e combattute con determinazione.

Violenza economica: un dramma ancora attuale

Nel 2024 ci sono ancora donne che non possono decidere come utilizzare il proprio stipendio. Il partner glielo impedisce, nascondendo l’ammontare delle risorse economiche familiari e vietando loro di sapere come vengono spese. Secondo l’Istat, il 40% delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza subisce quella che viene definita violenza economica. Una forma di abuso che va oltre l’aspetto finanziario, generando profonde ferite psicologiche.

Fuori dai centri antiviolenza, l’Ipsos ha rilevato che una donna su due ha subito almeno una volta violenza economica all’interno della coppia. Per le donne separate o divorziate, il dato è ancora più drammatico: quasi 7 su 10 ne sono vittime.

Nonostante la gravità di questa forma di abuso, solo il 59% degli italiani la considera “molto grave”. Eppure, le sue conseguenze sono devastanti, soprattutto per le donne più vulnerabili che sono le casalinghe, il 41% vittime, le lavoratrici in nero per il 32,9% e le disoccupate per il 30,6%.

La situazione non cambia molto per le donne che hanno un lavoro regolare. Sorprende e indigna sapere che il 16% delle donne con un lavoro regolare subisce comunque violenza economica: una donna su sei non ha accesso al proprio stipendio.

La violenza economica resta una piaga subdola e spesso invisibile, ma è una delle forme più gravi di controllo e oppressione. Riconoscerla e affrontarla è essenziale per costruire un futuro di vera libertà per tutte le donne.

Molestie sul lavoro: la fotografia scattata da Assosomm e 6libera, in collaborazione con il CENSIS: Cresce la sensibilità al problema ma ancora poche aziende conta su politiche attive

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donneAssosomm, Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro, insieme a 6libera – Osservatorio contro le molestie e violenze sul lavoro, presenterà oggi pomeriggio l’analisi elaborata in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Censis dal titolo: “La prevenzione delle molestie sul lavoro nelle aziende: un’emergenza silenziosa”. Sede dell’incontro, il CNEL, presso cui si svolgerà l’evento “Ripartiamo dai diritti”, organizzato in collaborazione con Confederazione della Piccola e Media Industria (Confapi).

La riflessione ha coinvolto un panel qualificato di aziende, emerge come, nonostante la crescente consapevolezza sociale e le normative sempre più stringenti, solo un terzo circa delle aziende intervistate abbia dichiarato di aver implementato politiche scritte per contrastare le molestie. Un dato che fa molto riflettere, soprattutto se si considera che il 75,8% degli imprenditori intervistati ha ammesso l’importanza di affrontare questo tema.

C’è un gap enorme tra la consapevolezza e l’azione – ha sottolineato Dhebora Mirabelli, Presidente dell’Osservatorio contro le molestie e violenze sul lavoro 6libera.orgLe aziende sanno che il problema esiste, ma non stanno facendo abbastanza per risolverlo. Dobbiamo fornire strumenti e azioni per supportarle e incentivarle a informare i lavoratori e le lavoratrici e fare prevenzione.”

Interessante rilevare inoltre come il 64,6% delle aziende coinvolte nel panel, non offra alcuna formazione specifica ai dipendenti sulla prevenzione delle molestie, lasciando i lavoratori non preparati di fronte a situazioni potenzialmente traumatiche. Inoltre, oltre la metà delle aziende non ha sistemi sicuri e anonimi per segnalare episodi di molestie, che possano contribuire a ridurre le vittime al silenzio e alla paura di ritorsioni. 

“Attraverso il Fondo interprofessionale per le PMI – FAPI, nel corso del 2024 abbiamo lanciato un’azione pilota che ha portato all’utilizzo del 10% delle risorse a favore delle aziende per la formazione, per finanziare piani specifici sul tema molestie e violenze sul lavoro, formato circa 12 mila lavoratori ed erogate 3500 ore di formazione in tema di tutela, salute e sicurezza specifica per le lavoratrici vittime di discriminazioni, abusi, mobbing, ricatti e violenze sessuali – continua la Presidente dell’Osservatorio 6libera.orgDhebora Mirabelli Un dato che ci deve invogliare a proseguire su questa linea, come ci suggerisce la ricerca.”

“L’evento di oggi ci ha offerto un’occasione fondamentale per riflettere su un tema delicato e ancora troppo sottovalutato – ha dichiarato Rosario Rasizza, Presidente di AssosommLa ricerca ci consegna un messaggio chiaro: le imprese e le istituzioni devono fare di più per prevenire le molestie sul lavoro. Le Agenzie per il Lavoro, in particolare, sono in prima linea non solo nel garantire la regolarità assuntiva, ma anche, attraverso il dialogo quotidiano con le imprese, nella creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e sereno, dove non ci sia spazio per le molestie. Anche quelle sottili, spesso perpetrate senza che chi le compie si renda conto della loro gravità. È indispensabile che tutti, aziende e lavoratori, siano sensibilizzati e supportati con strumenti adeguati, percorsi sicuri di denuncia e politiche che tutelino chi ha il coraggio di segnalare”. 

Giulio De Rita, ricercatore Censis e coordinatore dell’analisi, ha aggiunto: “Questa differenza tra il pensiero e l’azione è anche il frutto di un ragionamento diffuso: “le molestie sul lavoro sono una cosa orribile, ma per fortuna qui da noi non avvengono!”, è invece essenziale capire che la prevenzione crea un clima in cui aumenta la fiducia e il lavoro è migliore, perché le lavoratrici e i lavoratori si sentono tutelati. Non solo è giusto quindi, ma anche utile, che le confederazioni e le Agenzie per il Lavoro facciano pressione sulle aziende, affinché la grande sensibilità che questo tema ha suscitato, si traduca in azioni concrete di prevenzione.”

In conclusione, i risultati dell’indagine presentata oggi al CNEL evidenziano l’urgente necessità di intervenire per migliorare la prevenzione e il contrasto delle molestie sul lavoro nelle aziende italiane.

Di seguito il link per accedere alla diretta: clicca qui

Il coraggio del rispetto: insieme per confrontarci su diritti e parità sui luoghi di lavoro. Convegno del 22 novembre 2024 al Teatro Q77 di Torino

Secondo l’Istat, tra il 2022 e il 2023, 2,3 milioni di persone hanno subito almeno una molestia sul lavoro in Italia e l’81,6% di queste vittime è donna. Le giovani tra i 15 e i 34 anni sono le più colpite.  Secondo l’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, le perdite economiche legate alle molestie e alle violenze sul posto di lavoro rappresentano tra l’1 e il 3,5% del Prodotto Interno Lordo nazionale.

Lo Studio Europeo sulla Violenza contro le Donne (2014), condotto dall’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), dichiara che circa una donna su due (55%) ha subito almeno una forma di molestia. Il 32% delle donne molestate sessualmente identifica come responsabile un collega, un superiore o un cliente sul luogo di lavoro.

Il coraggio del rispetto” è il titolo dell’incontro rivolto a imprese, lavoratori e lavoratrici, organizzato dal Comitato per l’Imprenditoria Femminile della Camera di commercio di Torino per prepararsi alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre. L’incontro è organizzato con la collaborazione di 24 realtà territoriali (associazioni datoriali e di categoria, sindacati, mondo bancario e assicurativo, ordini professionali). Si tratta del primo evento sul territorio nato dalla collaborazione attiva di tutti questi soggetti uniti insieme nella lotta alla violenza e alla discriminazione.

Nella mattinata del 22 novembre al Teatro Q77 di Torino, si parlerà di rispetto e inclusività, sottolineando l’importanza del linguaggio inclusivo nel promuovere parità e sicurezza sui luoghi di lavoro. Attraverso interventi di esperte e testimonianze aziendali, si spiegherà come evitare la discriminazione e come la valorizzazione delle diversità possa portare benefici concreti nella creazione di ambienti di lavoro sani e produttivi.

Programma della giornata

10.00 Introduzione teatrale a cura di Elena Ruzza

10.20 Interventi istituzionali 

Dario Gallina – Presidente Camera di commercio di Torino 

Brigitte Sardo – Presidente Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Torino    

Michela Favaro – Vicesindaca Città di Torino, Assessore al Lavoro, Personale, Attività produttive, Patrimonio, Partecipazione, Formazione professionale e Sistema carcerario 

10.40 Il vocabolario del rispetto sul luogo di lavoro 

Manuela Manera – Linguista

11.00 Parità e sicurezza sui luoghi di lavoro: un binomio possibile 

Elisabetta Ubaldi – Responsabile INAIL sede di Torino Sud

11.20 L’importanza di non discriminare 

Dhebora Mirabelli – Presidente Associazione 6libera

11.40 Testimonianze di impresa 

Carla Maria Tiburtini – Avio Aero, a GE Aerospace company

Franco Dutto e Stefania Lamparelli – Tsubaki Nakashima Co. Ltd

12.20 Aspettando il 25 novembre: il Comitato per l’imprenditoria femminile insieme per contrastare le violenze, molestie e tutte le discriminazioni

Conduce 

Brigitte Sardo – Presidente Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di commercio di Torino 

“Non staremo al nostro posto. Per un lavoro libero da molestie e violenze”. Il rapporto di WeWord

L’organizzazione umanitaria WeWord pubblica il rapporto “Non staremo al nostro posto. Per un lavoro libero da molestie e violenze”. Il rapporto esplora le principali normative in materia, sottolineando come molestie e violenze siano una violazione del diritto umano a un lavoro sicuro e dignitoso. Un diritto che viene troppo spesso infranto, specie nel caso delle categorie più vulnerabili, come le donne o le persone più giovani. Le donne, in particolare, sono più esposte a forme di violenza specifiche, come quelle sessuali e psicologiche e il mobbing, che si intrecciano con disuguaglianze di genere, potere e gerarchie aziendali. La ricerca si focalizza sull’Italia, con dati inediti raccolti da WeWorld e Ipsos, per offrire uno sguardo concreto e attuale sul fenomeno, nei quali si riflettono le tante testimonianze di persone provenienti da diversi contesti sociali, a conferma della natura strutturale del problema. Il rapporto analizza e denuncia le molestie e i comportamenti abusanti che ancora oggi caratterizzano i luoghi di lavoro, intrecciandosi con dinamiche di precarietà, gerarchia e prevaricazione, e contiene anche un sondaggio d’opinione realizzato da Ipsos su un campione di 1.100 lavoratori e lavoratrici tra i 20 e i 64 anni, offre uno sguardo concreto e attuale sul fenomeno.  Gli abusi sul posto di lavoro possono essere di diversa natura: fisici (come schiaffi o aggressioni), psicologici (insulti, emarginazioni), sessuali (avance indesiderate, ricatti) o economici (ostacoli alla crescita professionale). Il 71% delle persone intervistate ha assistito o subito almeno una micro-aggressione sul posto di lavoro. Di queste, il 58% ha dichiarato di esserne stata vittima diretta.
Il 37% delle donne ha subito episodi di mansplaining sul luogo di lavoro.
Più di 1 donna su 4 (27%) ha subito sguardi o avances inappropriate.
I principali responsabili delle micro-aggressioni sono colleghi (38%) e capi uomini (37%), seguiti a notevole distanza da clienti uomini (14%) e da colleghe donne (12%).
Una persona su 5 (21%) ha subito micro-aggressioni da parte della clientela.
Giovani lavoratori e lavoratrici riportano una maggiore esposizione a micro-aggressioni da parte di clienti (34% rispetto al 21%) ed estranei (33% rispetto al 17%).

«Cominciò a farmi un massaggio alle spalle per poi scendere e toccarmi il seno e la pancia fino al pube. Anche se stava violando i confini del mio corpo, mi sentii bloccata nella reazione che avrebbe meritato, perché era un nuovo personaggio di punta dello studio partner e tutti i colleghi erano là, fuori dalla porta. Mentre il molestatore agiva, i colleghi chiesero se avessimo finito, ma non aprirono la porta» una delle testimonianze raccolte.

Consulta il report, clicca qui.

Incentivo bonus mamme 2025-2026

Il Disegno di Legge di Bilancio 2025 (art. 35, comma 1) introduce, in sostituzione del bonus previsto per il 2024, una misura di riduzione parziale dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS) a favore delle lavoratrici dipendenti e autonome con almeno due figli. I dettagli relativi all’ammontare della riduzione, alle modalità di concessione e alla procedura di accesso saranno stabiliti tramite un decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025. Potranno beneficiare dell’incentivo le madri di due o più figli, in cui il figlio più piccolo non deve avere compiuto 10 anni, che hanno un rapporto di lavoro dipendente, ma non domestico, autonomo ed una retribuzione o reddito imponibile ai fini previdenziali non superiore all’importo di 40.000 euro annui.

Un bacio senza consenso sul luogo di lavoro è violenza sessuale: la Cassazione conferma il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 39488/2024 depositata il 28 ottobre, ha stabilito che anche un bacio improvviso e fugace, se dato senza il consenso della persona interessata, costituisce reato di violenza sessuale perseguibile ai sensi dell’articolo 609-bis del Codice Penale. Questo pronunciamento riafferma l’importanza del consenso in ogni interazione fisica, specialmente nell’ambito lavorativo, dove tali comportamenti possono avere conseguenze legali e professionali di grande rilievo.

La vicenda giudiziaria ha avuto origine in un contesto lavorativo, dove un collega ha dato un bacio improvviso a un’altra persona senza il suo consenso. La Corte d’Appello di Torino, accogliendo l’impugnazione della parte civile, aveva già riformato la sentenza di primo grado, qualificando l’atto come violenza sessuale. La Cassazione ha confermato questa decisione, sottolineando che ogni atto fisico non consensuale che violi la libertà sessuale dell’individuo, inclusi i baci, rientra nella definizione di violenza sessuale.

L’articolo 609-bis del Codice Penale prevede che:

“Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da sei a dodici anni.”

La giurisprudenza ha interpretato in modo estensivo il concetto di “atti sessuali”, comprendendo anche comportamenti apparentemente meno gravi, come un bacio non consensuale o altre forme di contatto fisico indesiderato.

La sentenza della Cassazione pone l’accento sul rispetto della dignità individuale negli ambienti di lavoro. Le aziende hanno il dovere di adottare politiche chiare contro le molestie e di promuovere una cultura del rispetto attraverso iniziative come la formazione obbligatoria sui temi delle molestie e delle discriminazioni, adottare procedure chiare e accessibili per segnalare comportamenti inappropriati, monitorare continuamente per garantire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti i dipendenti e un richiamo alla collaborazione.

La prevenzione delle molestie sessuali non riguarda solo i datori di lavoro, ma richiede l’impegno attivo di tutti i lavoratori. Solo attraverso la collaborazione e il rispetto reciproco è possibile costruire ambienti professionali dove la dignità di ogni persona sia pienamente garantita e valorizzata.

6Libera vicina al podio al Concorso Eurointerim Donna e Lavoro 2024

Venerdì 15 novembre 2024 si è tenuta alle ore 18.00 presso il più antico e famoso caffè storico della città di Padova, il Caffè Pedrocchi la dodicesima edizione del Concorso Eurointerim Donna e Lavoro per valorizzare le idee al femminile e sostenere la nascita e lo sviluppo di nuovi progetti e di nuove imprese e la loro introduzione nel mondo del lavoro. Sono state presentate più di 1200 candidature e l’Osservatorio 6Libera si è posizionata al quinto posto, ad un passo dal podio, distinguendosi per il suo forte impegno nella tutela della salute e della sicurezza delle donne nei luoghi di lavoro.

“Sono molto felice ed entusiasta sapendo che le candidature erano sull’ordine di un migliaio. L’osservatorio 6libera.org si conferma una valida risposta ad un bisogno crescente di sicurezza e salute delle donne nei luoghi di lavoro” dichiara la Presidente Dhebora Mirabelli.

Molestie sul lavoro: un problema di genere che persiste tra silenzi e paure

Le molestie negli ambienti professionali rimangono una questione cruciale e di genere. I dati recenti rivelano che molte donne non si sentono sicure nei luoghi di lavoro o di studio, e spesso ignorano a chi rivolgersi in caso di abusi. È importante saper riconoscere queste forme di violenza e sapere come reagire.

Nel 2017, il movimento MeToo ha portato alla luce la diffusione delle molestie sessuali, iniziando dal mondo dello spettacolo e diffondendosi a molti altri settori. Racconti di molestie, ricatti e relazioni di potere abusive sono emersi in ogni ambito, ma le reazioni sono state spesso contrastanti: alcune figure di rilievo hanno accusato il movimento di eccessi, sostenendo di essere “cancellati” da accuse ingiuste. Tuttavia, sette anni dopo, solo pochi accusati hanno subito reali conseguenze, mentre le molestie persistono.

Secondo l’Istat, tra il 2022 e il 2023, 2,3 milioni di persone hanno subito almeno una molestia sul lavoro in Italia, e l’81,6% di queste vittime è donna. Le giovani tra i 15 e i 34 anni sono le più colpite. Nonostante una leggera riduzione rispetto a indagini precedenti, il fenomeno rimane radicato, soprattutto all’estero, dove studi come quello di Women in the Workplace evidenziano un quadro immutato da anni. Negli Stati Uniti, quasi il 40% delle donne riferisce di aver subito molestie, con poca distinzione tra fasce d’età.

In Italia, le molestie sono spesso inflitte da colleghi (37,3%) e capi (10%). Anche i luoghi di formazione possono diventare contesti di abuso, come segnalato da studentesse nei corsi di giornalismo. Questi episodi, spesso reiterati, derivano da dinamiche di potere e stereotipi di genere che ostacolano la consapevolezza dell’abuso.

Le molestie possono assumere forme diverse: dai ricatti e dalle proposte indecenti, fino ai commenti inappropriati e agli sguardi che mettono a disagio. Secondo la direttiva UE (2006/54/CE), qualsiasi comportamento indesiderato di natura sessuale che viola la dignità della persona è molestia.

I racconti delle vittime mostrano come tali abusi, anche se denunciati, lasciano segni duraturi sulle donne, che riportano ansia, depressione e diminuita autostima. Molte lavoratrici temono ritorsioni professionali, motivo per cui spesso preferiscono non denunciare.

Nonostante il movimento MeToo abbia accresciuto la consapevolezza collettiva, il 69,7% delle vittime in Italia dichiara di non sapere come agire, e quasi il 94% delle aziende non offre formazione sul tema. Figure come la consigliera di fiducia o centri di supporto specializzati, come i centri antiviolenza, possono fornire assistenza, orientamento e sostegno.

Perde il posto di lavoro a seguito di una denuncia di molestia. Per lui il lavoro continua

Ha denunciato nel 2022 gli abusi sessuali subiti sul posto di lavoro ai suoi superiori e ai Carabinieri. Al termine del contratto è stata licenziata e non ha più trovato un impiego.

Sul lavoro, nessuno ha fatto nulla. Anche per le colleghe era normale. Subivano pur di lavorare. Lei ha perso il lavoro, lui invece continua ad avere la sua qualifica.

Quando ha iniziato a lavorare, il responsabile ha cominciato a toccarla. Prima la mano sulla spalla, poi sulla coscia. Al mio rifiuto diventava sempre più insistente. Una sera le ha toccato il sedere. In risposta alla sua protesta risposte che al suo paese si usava così. Una situazione che le ha provocato attacchi d’ansia e paure. Così da decidere di andare dal medico e poi denunciare. Da due anni la donna è in attesa del processo.