Il gaslighting sul lavoro: una manipolazione subdola e diffusa

Immagina questa situazione: ti viene chiesto di svolgere un compito in un determinato modo. Tu esegui le istruzioni con cura, convinto di aver rispettato le direttive. Poi, però, il tuo responsabile ti rimprovera, sostenendo che hai capito male e che il documento avrebbe dovuto essere steso in un’altra maniera. Quello che potrebbe sembrare solo un malinteso si rivela, in realtà, una strategia manipolatoria volta a mettere in discussione la tua competenza e percezione. Questo è un esempio di gaslighting sul lavoro, un fenomeno subdolo e, purtroppo, molto diffuso nei contesti lavorativi.

Cos’è il gaslighting?

Il termine “gaslighting” deriva dal film britannico Gaslight del 1944, in cui un uomo manipola la moglie per farla dubitare della propria sanità mentale, alterando piccoli dettagli della realtà e negandoli quando lei li nota. Nel contesto lavorativo, questa manipolazione psicologica si traduce in comportamenti volti a far dubitare una persona delle proprie capacità, percezioni o valore.

Come si manifesta sul lavoro?

Il gaslighting sul lavoro è spesso legato a dinamiche di potere e può essere messo in atto da superiori, colleghi o persino clienti. Alcuni esempi concreti includono:

  • Cambiamento delle direttive senza avvisare: Ti vengono date istruzioni chiare, ma successivamente il responsabile cambia idea e ti accusa di non aver seguito le indicazioni corrette.
  • Negazione della realtà: Nonostante le prove (email, messaggi o documenti), il manipolatore insiste nel dire che non ha mai dato determinate istruzioni o che ha sempre avuto aspettative diverse.
  • Colpevolizzazione costante: Ogni errore viene attribuito a te, anche se è frutto di una cattiva gestione da parte del superiore o del team.
  • Minimizzazione del tuo contributo: Quando ottieni un risultato positivo, viene sminuito o attribuito al lavoro di qualcun altro, creando una narrativa che mette in dubbio le tue competenze.

Perché il gaslighting è pericoloso?

Questo tipo di manipolazione non si limita a creare disagio temporaneo. Gli effetti possono essere profondi e a lungo termine:

  1. Danneggia l’autostima: Chi subisce gaslighting può iniziare a dubitare delle proprie capacità, finendo per sentirsi inadeguato o incapace.
  2. Crea insicurezza e ansia: La costante messa in discussione della propria realtà genera uno stato di tensione continua, che può sfociare in ansia cronica o burnout.
  3. Erode la fiducia: Non solo la fiducia verso il manipolatore, ma anche quella in se stessi e nei colleghi, compromettendo la qualità delle relazioni lavorative.

Come riconoscere e affrontare il gaslighting sul lavoro

Riconoscere il gaslighting è il primo passo per affrontarlo. Ecco alcuni suggerimenti utili:

  • Documenta le comunicazioni: Conserva email, messaggi e appunti delle riunioni per avere prove tangibili di quanto discusso.
  • Fai domande precise: Chiedi conferme sulle direttive o sugli obiettivi, magari con follow-up scritti.
  • Cerca supporto: Parla con colleghi di fiducia o, se necessario, coinvolgi il dipartimento delle risorse umane.
  • Fissa limiti chiari: Non permettere al manipolatore di mettere in dubbio il tuo valore. Rivendica con fermezza i tuoi successi e il tuo impegno.

Un fenomeno trasversale

Il gaslighting non si limita al lavoro. È presente in tutti i contesti sociali, dalle relazioni personali alla famiglia, fino alla politica. Tuttavia, l’ambiente lavorativo è particolarmente fertile per questo fenomeno, poiché gerarchie e dinamiche di potere spesso favoriscono l’insorgere di comportamenti manipolatori.

Contrastare il gaslighting significa non solo proteggere se stessi, ma anche contribuire a creare ambienti di lavoro più sani e rispettosi. Le aziende hanno la responsabilità di formare i propri leader per riconoscere e prevenire queste dinamiche tossiche, favorendo una cultura basata sulla fiducia e sulla trasparenza.

Fonte: https://www.repubblica.it/venerdi/2025/01/03/news/se_il_capo_ti_fa_del_gaslighting-423918444/