Molestie sul lavoro: un problema di genere che persiste tra silenzi e paure

Le molestie negli ambienti professionali rimangono una questione cruciale e di genere. I dati recenti rivelano che molte donne non si sentono sicure nei luoghi di lavoro o di studio, e spesso ignorano a chi rivolgersi in caso di abusi. È importante saper riconoscere queste forme di violenza e sapere come reagire.

Nel 2017, il movimento MeToo ha portato alla luce la diffusione delle molestie sessuali, iniziando dal mondo dello spettacolo e diffondendosi a molti altri settori. Racconti di molestie, ricatti e relazioni di potere abusive sono emersi in ogni ambito, ma le reazioni sono state spesso contrastanti: alcune figure di rilievo hanno accusato il movimento di eccessi, sostenendo di essere “cancellati” da accuse ingiuste. Tuttavia, sette anni dopo, solo pochi accusati hanno subito reali conseguenze, mentre le molestie persistono.

Secondo l’Istat, tra il 2022 e il 2023, 2,3 milioni di persone hanno subito almeno una molestia sul lavoro in Italia, e l’81,6% di queste vittime è donna. Le giovani tra i 15 e i 34 anni sono le più colpite. Nonostante una leggera riduzione rispetto a indagini precedenti, il fenomeno rimane radicato, soprattutto all’estero, dove studi come quello di Women in the Workplace evidenziano un quadro immutato da anni. Negli Stati Uniti, quasi il 40% delle donne riferisce di aver subito molestie, con poca distinzione tra fasce d’età.

In Italia, le molestie sono spesso inflitte da colleghi (37,3%) e capi (10%). Anche i luoghi di formazione possono diventare contesti di abuso, come segnalato da studentesse nei corsi di giornalismo. Questi episodi, spesso reiterati, derivano da dinamiche di potere e stereotipi di genere che ostacolano la consapevolezza dell’abuso.

Le molestie possono assumere forme diverse: dai ricatti e dalle proposte indecenti, fino ai commenti inappropriati e agli sguardi che mettono a disagio. Secondo la direttiva UE (2006/54/CE), qualsiasi comportamento indesiderato di natura sessuale che viola la dignità della persona è molestia.

I racconti delle vittime mostrano come tali abusi, anche se denunciati, lasciano segni duraturi sulle donne, che riportano ansia, depressione e diminuita autostima. Molte lavoratrici temono ritorsioni professionali, motivo per cui spesso preferiscono non denunciare.

Nonostante il movimento MeToo abbia accresciuto la consapevolezza collettiva, il 69,7% delle vittime in Italia dichiara di non sapere come agire, e quasi il 94% delle aziende non offre formazione sul tema. Figure come la consigliera di fiducia o centri di supporto specializzati, come i centri antiviolenza, possono fornire assistenza, orientamento e sostegno.