Dignità è impedire la violenza sulle donne e il non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, nel messaggio del suo recente giuramento per il rinnovo come Presidente della Repubblica, ha definito che, citando testualmente, “la dignità è impedire la violenza sulle donne, piaga profonda e inaccettabile che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio” e “la dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità”.
Utilizza proprio il sostantivo dignità, ovvero “il rispetto che l’uomo deve sentire nei confronti di sé stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati”. Purtroppo molto spesso, più di quanto si possa immaginare, è proprio la consapevolezza di sapere quali sono gli atteggiamenti sbagliati che l’uomo può esercitare, verbalmente o fisicamente, a mancare anche all’interno dei luoghi di lavoro. Come afferma il Presidente della Repubblica, esso è più un problema culturale e sociale. Soffermandoci proprio su quest’ultimo aspetto, possiamo rievocare quanto affermava il noto sociologo Pierre Bourdieu con il termine di violenza simbolica. Gli studi sociologici di Pierre Bordieu pongono infatti molta attenzione a questa forma di violenza fortemente interiorizzata, definendola un determinato comportamento esercitato come una visione del mondo, dei ruoli sociali e delle strutture mentali. Il Presidente della Repubblica pone degli strumenti molto potenti per contrastare questa mentalità che vede la società come dominata da dei comportamenti fortemente interiorizzati. Gli strumenti per contrastare queste logiche, come afferma il Presidente della Repubblica, sono la forza della cultura, dell’educazione e dell’esempio. La cultura e l’educazione sono imprescindibili per una società che vuole crescere e che vuole sempre più slegarsi da questi pensieri inaccettabili. Inoltre, lo stesso sostantivo lo riscontriamo anche all’interno della nostra Costituzione, infatti come stabilito all’articolo 3, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”.
Sempre nel suo stesso messaggio, il Presidente pone molta attenzione anche ad un altro aspetto che coinvolge le donne all’interno dei luoghi di lavoro, e lo fa sempre anteponendo il sostantivo “dignità”. Come si può scegliere tra lavoro e maternità? Come è possibile che la società odierna porti la donna a fare una scelta così importante e al tempo stesso lesiva, mettendo alle due estremità due tipologie di realizzazione della donna che dovrebbero muoversi in una linea congiunta di pensiero e non parallela?
Eppure, purtroppo, in Italia c’è ancora molta strada da fare per far sì che le donne, ma anche i padri, possano iniziare il progetto di una famiglia senza dover rinunciare a nulla e sentendosi tutelati e rispettati pienamente.
D’altronde, anche in altre occasioni il Presidente della Repubblica si è espresso al riguardo. Come ad esempio nel giorno della Festa della Repubblica italiana.
“C’è un articolo, in particolare, della nostra Costituzione, quello sull’uguaglianza, che suggerisce una riflessione su quanto sia lungo, faticoso e contrastato il cammino per tradurre nella realtà un diritto pur solennemente sancito”, ha spiegato il Capo dello Stato. “Questo principio, vero pilastro della nostra Carta, ha rappresentato e continua a rappresentare una meta da conquistare. Con difficoltà, talvolta al prezzo di dure battaglie”. Un cammino che per molti aspetti è “ancora incompiuto”. “Penso alla condizione femminile, all’impegno delle donne per una effettiva affermazione del diritto all’uguaglianza”. “Non siamo ancora al traguardo di una piena parità” tra uomo e donna. “Soprattutto riguardo alla condizione delle donne nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi – ha concluso – permangono disparità mentre cresce l’inaccettabile violenza contro di loro”.
Riprendendo le parole di Mattarella, ci auguriamo che la forza della cultura e dell’educazione possano muovere sempre più le coscienze.